21 aprile 2002          Numero 16

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INDICE TEMATICO DEGLI ARRETRATI.

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Il disco live di Ginevra

Smodato Temperante

Ginevra Di Marco
Manifesto Cd - 2002


La copertina del CDGinevra Di Marco o delle occasioni perse. Buoni testi e bella voce, cristallina, adatta per "discese ardite e risalite", ma, molto spesso, voce come strumento affidata a se stessa, senza nessun altro strumento per volare o atterrare che la tentazione di un nuovo volo, un arabesco, un ghiribizzo. Una voce alla Sandy Danny o alla Mimì Farina, adatta ai grandi spazi, alle note alte da cogliere solo due centimetri sotto la volta del cielo, prima che la infranga con l'ennesimo acuto. Voce da vocalese, da acrobazie appoggiata al palo fragile di una nota da percorrere tutta, dalla tonica, alla sottodominante, alla dominante. Ma l'uso dei soli registri alti (o di prevalenti registri alti) toglie necessariamente duttilità e toglie, soprattutto carica interpretativa. Nel nuovo disco, il brano "Luce apparente" non scende un secondo di tono.

Molto più mossa Lilith che infatti riesce a farsi apprezzare molto di più. L'ambito nuovo rock in cui Ginevra ha scelto di muoversi (fin dal tempo dei CSI e anche prima) rende ancora più teso il contesto: fa l'effetto di una traversata del deserto in cui non si trova mai un momento d'ombra, un albero, una sorgente: la possibilità di rigenerarsi. È tensione continua: nella voce, negli strumenti tirati, nell'esigenza di correre. Fino a che non si arriva alla traccia sei.. E qui si scopre l'oasi. Il tempo rallenta, anzi:
"Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento".


La versione di Khorakanè è la boccata d'ossigeno che mancava: l'armonia si dispiega, la passione traspare, la tensione si stempera in un canto che sembra antico nella sua magia senza tempo. Quasi per contagio i brani successivi seguono una "Trama tenue", come dal titolo dell'omonima canzone. Il filo teso dei primi brani si sfilaccia in brandelli laterali, ogni tanto percorsi da una scossa elettrica, ma anche da contenuti che non hanno bisogno di essere urlati per uscire. E si apre una seconda fase (Khorakanè, Terraluna, Trama Tenue, Eclissi) di godimento più intenso, di carezze ai sensi anziché di graffi all'intelletto. Un gran piacere anche la cover di "Ederlezi" e il finale "Canto di accoglienza". Di tutto il disco (11 brani) solo "Luce appare" e" Tante Susanne dagli occhi neri" appaiono nuove. Oltre alle due cover di Fabrizio De Andrè e di Goran Bregovic.
La musica pompa energia sotterranea, ma questo pompare è in contrasto con il calore del canto e si ascolta con animo partecipe. Il disco è la registrazione di un concerto dal vivo tenuto da Ginevra al Teatro Nicolini di San Casciano Val di Pesa il 24 febbraio 2001.

Come tutti i dischi del Manifesto ha il pregio di costare pochissimo e di offrire quindi un ottimo rapporto qualità prezzo.

Di Leon, tratto da www.accordo.it



Ginevra e la musica, una "smodata passione"

di Ugo Italo
(12 marzo 2002)

Un album tutto suo dal vivo, il tour con Max Gazzè, il progetto Per Grazia Ricevuta nato sulle ceneri dei CSI. E presto anche un bambino. Sono giorni intensi per Ginevra Di Marco; l'abbiamo intervistata


Ginevra Di Marco, la voce femminile dei CSI, ritorna con un disco live, edito per Il Manifesto, dopo l'esordio Trama Tenue. I brani di quel convincente cd sono ora rivisitati in chiave elettro acustica, una nuova vita ed una nuova emozione regalate da questa grande artista presto futura mamma. Ritrovati stimoli sono alla base di Concerto n.1 Smodato Temperante, che anticipa l'imminente album dei P.G.R.(Per Grazia Ricevuta), ossia i CSI senza Zamboni. Attualmente in tour con Max Gazzè, Ginevra Di Marco si candida come una delle migliori interpreti italiane, un nome e un disco che non deve essere offuscato dall'imminente calderone di Sanremo. La classe prima di tutto!

Perché la decisione di registrare un live?
L'idea è nata dalla necessità di fermare un momento, di fotografare il periodo che separa Trama Tenue dal disco successivo. Il tour che seguì l'uscita del mio primo album è stato molto lungo: tante date in un tempo anche molto dilatato. I mesi passavano, noi tutti stavamo via via diventando qualcos'altro. Le esperienze, la maturazione, la crescita artistica mia e dei miei compagni e la nostra voglia di dare alla musica e alle canzoni l'immagine dei suoni e dei sentimenti che viviamo, in una continua evoluzione, hanno fatto nascere la necessità di registrare un live arrangiando nuovamente le canzoni e portandole in teatro. Mi piacerebbe addirittura far seguire ogni volta a un disco di inediti un disco live. E' per questo che ho intitolato il disco Concerto n.1.

Leggendo le note del cd s'intuisce che questo "Smodato Temperante" è la ricerca, o il raggiungimento, di un equilibrio tra opposti eccessi. Quali?
Si chiama Smodato temperante, richiamando un pò scherzosamente la terminologia della musica classica, perché la parte "smodata" di me, quella più elettrica, più sonica, più pesante ha sentito la necessità di incontrare quella più "temperante", la parte più intima, quella che non vuole gridare ma che comunica attraverso altre corde. Ho voluto far incontrare ciò che ero con ciò che stavo diventando.

Perché ha scelto la cover del canto popolare slavo 'Ederlezì, ripreso da Bregovic, e 'Khorakhanè' di De André?
Ho ascoltato Ederlezi un paio di anni fa, quando conobbi un gruppo di musicisti provenienti dalla Macedonia. Organizzammo un concerto con altri artisti italiani, fra cui Max Gazzè, in cui ogni artista suonava con la banda macedone almeno una canzone. Io scelsi Ederlezi, l'avevo sentita nella versione di Bregovic e ne ero rimasta incantata. Quel pezzo emanava la forza e la dignità di un popolo e questo mi commuoveva. La cantammo insieme e l'alchimia fu davvero speciale; da lì non l'ho più abbandonata. L'ho interpretata da sola poi, facendone una mia versione e anche con i C.S.I. Lo stesso più o meno è accaduto per Khorakhanè di De André. Fui invitata a una serata in onore di Fabrizio De Andrè, ognuno doveva presentare un pezzo. Sono andata a colpo sicuro: Anime Salve è il disco che ha accompagnato un lungo periodo della mia vita e Khorakhanè mi scorreva davvero nelle vene. D'altra parte succede così: mi avvicino a una canzone quando parla al cuore, non per ragionamento e perché penso che possa essere un pezzo "adatto" a me. Questo non mi interessa. Ricerco l'emozione, quella profonda, in fondo canto perché mi fa bene e ricerco nella mia voce la comunicazione di un'emozione vera, sincera , senza veli e sovrastrutture.

Per lei le parole hanno un ruolo fondamentale. In che modo nasce un suo testo?
Non scrivo molto. Per anni ho girato con un taccuino in tasca annotando idee, pensieri, riflessioni. Questo, forse purtroppo, non mi capita più tanto spesso. E' più facile che i pensieri alberghino nella mia testa per un periodo più lungo prima di venire alla luce. Forse perché inizio a credere che le parole hanno davvero un'importanza fondamentale, ma soprattutto per me. Non vorrò mai trovarmi nella condizione di dovermene pentire. Voglio provare a scrivere in una forma che ai miei occhi, nel tempo, avrà sempre la sua dignità.

La Cover di Trama Tenue, il primo disco solista di GinevraCome è entrata in contatto con Max Gazzè e che esperienza ne sta traendo da questo tour condiviso con lui?
Sono alcuni anni che conosco Max. Lo abbiamo cercato io e Francesco Magnelli all'inizio, per coinvolgerlo in un progetto tributo a Robert Wyatt. Avevamo visto il video di Cara Valentina ed eravamo rimasti sorpresi da questo tipo buffo con gli occhi all'ingiù e con un modo di fare musica davvero particolare. Mi colpì il suo modo leggero di essere intelligente. Da lì lo abbiamo cercato, conosciuto, frequentato. Anche se veniva da un mondo diverso dal mio sentivo che avremmo potuto avere tanto in comune. Mi affascina l'incontro con qualcosa o qualcuno che non mi somiglia o che è diverso da me, lo trovo stimolante perché mi aiuta a conoscere ciò che di natura non mi appartiene e a rafforzare ciò che di me non cambierei mai. Con Max abbiamo fatto tante cose, tanti progetti insieme. Per questo suo tour teatrale Max ha sentito l'esigenza di andare avanti, di dare dal vivo quel qualcosa che forse a volte aveva perso per la strada. Voleva un tour importante, ha una grande necessità artistica e umana di comunicare le sue idee, il suo disagio, sta attraversando un momento di cambiamento. Noi abbiamo accettato e voluto stare al suo fianco in questo viaggio aiutandolo nel dare una nuova veste alle sue canzoni.

Come ha vissuto l'ascesa dei CSI quando, da band medio underground, siete arrivati ai vertici delle classifiche con enorme seguito di pubblico?
Ho vissuto l'ascesa dei CSI con profondo orgoglio e preoccupazione allo stesso tempo. Quando ci comunicarono che il disco era finito primo in classifica non ci potevamo credere. Nessuno ci credeva, anche le major discografiche erano in subbuglio, in quei giorni, cercando conferme e certificazioni bollate che fosse davvero così. Fu una piccola rivoluzione per la musica italiana, qualcosa stava davvero cambiando. Però si sentiva, all'interno del gruppo, che umanamente per noi sarebbe stata una sofferenza. Fra noi c'erano una sacco di problemi, malesseri, incomprensioni e rapporti finiti e la tournee massacrante nei palasport la sovraesposizione, la continua convivenza fecero scoppiare la bomba fino allo scioglimento.

Cosa mi può raccontare della rinascita dei CSI, senza Zamboni, ora riuniti sotto il nome Per Grazia Ricevuta. Quali sono gli stimoli?
Avremmo preferito probabilmente un lasso di tempo più ampio tra una fine e l'inizio di qualcos'altro ma a volte non succede ciò che si vorrebbe e poi va anche meglio così. Determinante per la rinascita è stata la serata di Montesole il 29 giugno del 2001. Poi abbiamo ricominciato a frequentarci in ordine sparso in momenti diversi, ricominciando a buttare giù degli spunti. Dentro la necessità di rinascere da un'altra parte. Poi è arrivato il disco, splendidamente prodotto da Hector Zazou, che uscirà in aprile. Ma avremo tempo per riparlarne più a fondo.

Ora che diventerà madre come cambierà la sua vita d'artista o e già mutato qualcosa?
Sono incinta di sette mesi, il bimbo non è ancora nato ma tutto è andato progressivamente cambiando sin dai primi giorni. Ti rendi conto che non sei più tu il centro della tua vita ma quella vita che ti sta crescendo dentro diventa il centro del mondo, via via, sempre di più. Ma lo volevo molto e ora ne sono davvero felice.

"Terraluna" è una dolce ninna nanna per suo figlio. Come la educherà musicalmente?
Credo che il mio compito sarà quello di capire e far sviluppare nella maniera migliore le sue attitudini, le sue tensioni, i suoi sogni. Se amerà la musica o meno dovrà deciderlo soltanto lui. Se la amerà tutto di guadagnato, è un bene grande per il proprio spirito. Educarlo alla musica? Magari la conoscenza di uno strumento. il resto è bene che venga da sé, ogni cosa deve fare il suo corso.

Quali emozioni regala il palco di un teatro rispetto a quello di un locale o di uno stadio?
Ho imparato ad amare il teatro con i CSI. Abbiamo fatto due dischi In quiete e Linea Gotica che hanno trovato il loro tour nei teatri e al teatro sono legati i miei ricordi più belli. Per chi ama la musica profondamente il teatro è sicuramente il luogo più adatto per godere di ogni singola nota, e bellissimo è il rapporto che si crea con il pubblico. Vengono portati per mano nel tuo mondo e quando si creano le giuste alchimie è un dare-avere davvero di sostanza.

Cosa le piace e cosa detesta del suo mestiere? Ci sono stati episodi che l'anno esaltata ed altri che l'hanno delusa?
Adoro del mio mestiere tutti quegli aspetti che non lo rendono un mestiere. Sono abituata a fare le cose per passione, perché la musica la amo e la rispetto e se dovessi scoprire di arrivare a cantare e fare musica per mestiere non esiterei a smettere e a dedicarmi a qualcos'altro. Cose che detesto? Non amo essere al centro dell'attenzione se non su un palco. A volte mi trovo in situazioni in cui vorrei essere altrove. Non mi piace la falsità latente di comportamento che si crea intorno agli artisti, non certo da parte del pubblico certamente. Mi riferisco agli addetti ai lavori, a certe persone che possono ruotare intorno, quelli che non dicono mai di no per una sorta di falso timore nei confronti dell'artista. Non lo dico tanto per la mia esperienza quanto perché vedo come vanno le cose. L'artista è contornato da manager, psico-manager e consiglieri che troppo spesso fanno il loro interesse o di chi per loro e mi spaventa, ogni volta che mi è capitato, conoscere dell'artista la sua solitudine.



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