29 settembre 2002          Numero 18
Indice degli arretrati.
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Emilia Parabolica

Massimo Zamboni risponde alle domande dei lettori di RudePravda

Qualche mese fa abbiamo raccolto la disponibilita' di Massimo a un'intervista via e-mail, composta dalle nostre domande e da quelle che alcuni di voi hanno mandato nei giorni seguenti. Pubblichiamo qui di seguito le risposte che abbiamo ricevuto.


    1. Hai parlato molto poco del "divorzio" tra te e Giovanni Lindo Ferretti e hai lasciato che altri ne parlassero senza intervenire e dire la tua versione. Adesso che è passato del tempo puoi dirci cosa ha significato per te questa separazione?
    2. Cosa ne pensi, se lo hai ascoltato, dell'album omonimo dei P.G.R.?
    3. Hai ancora qualche contatto con i componenti degli ex-CSI?

    Continuerò a non intervenire. La mia versione è silenziosa, oggi come allora. Ho scritto qualche canzone, ve ne faccio leggere una, non necessariamente sul tema che mi richiedete. Ma questo scrivere mi aiuta a tamponare le urla che per tanto tempo ho sentito nella mia testa.

SORELLA SCONFITTA


SORELLA SCONFITTA GRAZIE
MI HAI DATO GLI OCCHI E TRE PIAGHE NEL CUORE
E NESSUN FILO PER POTERLE CUCIRE
E IL CORAGGIO PER POTERLE CANTARE

SORELLA SCONFITTA GRAZIE
MI HAI DATO GLI OCCHI E RUBATA LA VOCE
MI HAI SCHIAFFEGGIATO SULL'ULTIMA GUANCIA
NON MI RESTAVA NULLA D'ALTRO DA OFFRIRE

MI HAI DATO GAMBE PER UN COLPO DI RENI
COLPO DI RENI PER IL SALTO DI FUORI
SALTO DI FUORI APPESO NEL VUOTO
UN COLPO DI GRAZIA PER NON FARMI ALTRO MALE

SORELLA SCONFITTA GRAZIE
MI HAI DATO GLI OCCHI E I CALLI ALLE MANI
UNA LIMA AI NERVI PER IMPARARE
SANTA IMPAZIENZA, CIO' CHE TARDA AVVIENE


    4. Che musica ti piace ascoltare oggi?
    5. Cosa ne pensi dell'attuale scena rock in Italia? Un lettore vorrebbe conoscere le tue opinioni su Federico Fiumani e Baustelle...

    Devo essere sincero fino a sembrare idiota (pure a me): ascolto quasi solo quella che faccio io!
Oh, un attimo, prima di partire con i giudizi... Vado a spiegare. Mi trovo in un momento di "concentrazione", molto più occupato a fare uscire che a fare entrare. Benchè questi 2 movimenti siano del tutto conseguenti tra loro, e obbligata sia la loro reciprocità.
Massimo ZamboniMa ho un trabocco di musiche in testa, che premono e si mangiano lo spazio disponibile. Non ho paura del "ripiegamento", non ora, almeno, e forse il modo oggi per accostarsi al mondo, per viverlo e assorbirne gli umori, il bene come il marcio, sta nell'esporre se stessi in tutta sincerità, senza rete, con i propri mezzi a disposizione. I miei sono la musica e la scrittura, forse anche l'agricoltura con le sue conseguenze e i suoi saperi. Credo di imparare più sul mondo ascoltandomi, ascoltando le mie relazioni, la mia famiglia, i miei animali, la mia casa, i miei interessi e voglie (e l'aggettivo possessivo non è casuale) che non da un notiziario TG o dall'ultima guerra o pace. E credo sempre più nel fortuito (a dire il vero ci ho sempre creduto) tanto da farne pratica di vita, così come credo nella deriva. E così che le musiche che preferisco sono quelle che arrivano da sole, per mano di amici fidati, o per errore, o come residui di qualcosa, o come atti di incontro. Ma non le sto a cercare, non più. Mi arrivano, e tanto mi basta. Non sono tutte equivalenti, questo è ovvio, ma a volte una folgorazione arriva sull'onda di una canzone storpia, o sciocca. Non vi capita?
    E poi ci sono le musiche "storiche", quelle che ci hanno costituito, di cui ognuno di noi è fatto, con le quali è cresciuto. Il nostro patrimonio classico. Per motivi anagrafici, le mie sono i Pink Floyd, Hendrix, Patti Smith, il punk 77, Dylan, la Daffini, la Marini, e anche CCCP CSI USTMAMO' MARLENE etc, e innumerevoli altri; così interni al mio patrimonio da riproporsi ad ogni ascolto nuovi e vivificanti. Capaci di adattarsi ad ogni mia singola voglia o azione, come per ogni buon "classico"; capaci di suggerire soluzioni.


    6. Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai voglia di affrontare una nuova esperienza musicale? Qualcosa già bolle in pentola?

    Progetti, progetti... "qual è il tuo progetto", si sente dire?
Comincio ad avere una certa arrendevolezza, e, nonostante la testa e gli armadi di casa siano intasati dai progetti, dalle voglie da speranze e dalle idee, comincio ad accordarmi tempo, e una fiducia, diciamo così, "astrale", che non si fonda sullo sforzo di volontà o sulla progettazione accorta, ma sulla capacità di mantenersi aperti e ricettivi. Ho 3 romanzi in testa, 2 quaderni di poesie, una favola, un diario di viaggio, un paio di sceneggiature, 2 o 3 CD, alcune voglie di collaborazione, vorrei viaggiare e scriverne... Vorrei piantare una vigna e avere un paio di maiali e un vitello; ah, anche un asino. Non so cosa e come potrò mai realizzarli, tenendo presente che per me valgono tutte come priorità, certo è che ogni tanto si apre una fessura, e si vede di colpo il modo concreto per farlo. E così, forse, il vero progetto è quello di mantenersi disponibili.
Sono molto disponibile alla musica, in questo momento, mi guardo attorno e ci ragiono e sto seriamente pensando ad un cd. Ma non ne farò più una routine, seppure d'oro.


    7. Come è nata in te la voglia di scrivere? E` una passione coltivata da tempo?

    Ho da sempre subìto il fascino della parola scritta. Suonare, mi ha insegnato ad apprezzare sempre più il "suono" della parola scritta, quasi più, lo confesso, del significato o del messaggio. Spero questo non venga inteso in senso decadente, o amore di forma sterile; in realtà nella sonorità nella punteggiatura e nel ritmo della scrittura, nella prosodia, insomma, c'è un universo nascosto e talvolta inconsapevole così esteso e forte da diventare spesso un significato o un messaggio di per sè. Come nella miglior tradizione rocchettara anglosassone, il messaggio che arriva non è portato dal testo (spesso insignificante) ma dal suono, dal ritmo, dal tono del cantato o del detto. Questo mi fa apprezzare molto più la poesia (Emily Dickinson tra tutti - ma quanti altri!) che non la forma romanzata. Trovo sempre più difficile appassionarmi alle storie e ai personaggi, spesso mi interessa quasi più lo scrittore e il suo mondo.
Non è tutto qua, naturalmente. La consapevolezza della parola scritta, i mondi racchiusi dentro ogni singola parola, gli scrittori padroni del significato di ogni sillaba che usano mi catturano, e mi emozionano i mondi che scaturiscono dal semplice e sorprendente accostarsi di due parole, o di un sostantivo con un aggettivo.
E la riflessione incessante, mai appagata, su se stessi, sul proprio posto al mondo, sulle proprie ragioni e su come continuamente oltrepassarle e confonderle per poi scoprirsi sempre conseguenti e (anche troppo) lineari e necessari. E lo spiazzamento, l'uscita dal proprio luogo consueto, la prova non più prevista: quanto tutto questo è fondante di nuova creatività e di un ragionare inesausto...
    La mia voglia di scrivere è in realtà un bisogno, che la parola voglia vorre dedicarla agli hobbies o a quei viaggi che non farò mai, e alle persone che non potrò conoscere. A scrivere si è soli, del tutto soli, in una intimità con se stessi perfino imbarazzante. Ognuno deciderà poi come utilizzare questa intimità, quali forme darle, come organizzarla. Io patisco questo stato di solitudine, la musica mi ha insegnato a lavorare assieme, a condividere il nucleo delle idee, e questo mi manca. Così come prima mi scontravo con il dovere accettare il nucleo delle idee altrui, che era necessario patteggiare, e poneva un limite (anche di consuetudine, talvolta) all'approfondimento personale. Diciamo che la mia scrittura nasce al punto di questi incroci. E al tempo e nel luogo del mio spiazzamento.


    8. Ci racconti qualcosa del tuo nuovo libro Emilia Parabolica? Quando lo vedremo in libreria?

    Devo essere sincero, ho molta difficoltà a spiegare questo romanzo. Mi sta ancora cambiando rapidamente tra le mani, e ogni variazione modifica così profondamente il quadro di assieme da lasciarmi leggermente interdetto. So che Emilia Parabolica (Sottotitolo: Qua una volta era tutto mare) uscirà il 22 novembre per la casa editrice Fandango. E' già una certezza, almeno. Ah, so anche la dedica: "Alle madri; agli amici cariati". Onnipresenti.
Vi includo una prima scheda di presentazione, del tutto insoddisfacente, che non tiene conto dei triboli di Alito (il protagonista, assieme alla regione Emilia), del suo essere animale da preda, un animale braccato, e che da buon erbivoro applica su di sè il meccanismo dell'estrema resistenza animale: la Tanatosi, ovvero fingersi morti, anzi, ritenersi morti. Alito è un indovino timido, non ha modo di far sapere agli altri le sue predizioni.


La copertina di Emilia Parabolica - clicca per ingrandire <<Blandamente isterica, un'Emilia al culmine della parabola vitale si deve arrendere all'unico nemico che per pura distrazione non ha saputo contrastare. Viene da destra, come sempre da noi: è il mare. Già. Crollano le dighe da Rimini al Po, sulle acque scivolano altre acque traslando piene, vanno sotto le case le discoteche al livello zero i campi le tangenziali le GygaCoop i Bar Decò, le cuspidi dei Duomi, tutte le Resistenze, e sommergono la grande cultura del porco e del formaggio. Non in una furia, no, così, dolce dolce, ed è sereno questo spegnersi di civiltà: quasi come d'anestetico. Finchè si leva l'alba sul gran golfo nuovo, sul catino padano, in uno scenario di 7.000.000 di anni. Perchè già una volta, qua, era stato tutto mare.

    Qualcuno lo presentiva. Alito, pessimo pensatore, morto sul divano letto, seduto composto con la testa reclina. Alito che vede sparire uno ad uno i suoi amici cariati. Alito che pre-vede e pre-soffre per tutti, e raccoglie le riflessioni in un diario, il "Quaderno delle Doglianze". Alito tra dire e fare sceglie di stare.

    E la gran folla delle comparse che reclamano le acque, Cinzia, Bracini geometra, il tenente Drogo, Pasquini l'assicuratore, Don Iori Zelante, il gatto Krusciov Panten Calò: mille tipicità nuove dove ognuno è massa a sè, in un' epica dalle distanze ravvicinate. Alla conquista del proprio spazio vitale, travolti dalle eterne domande dell'uomo: "Che cosa non sono, io?" - "Che cosa non faccio qui?"

    9. A proposito di libri, qual'è un libro che ti ha colpito e consiglieresti di leggere?

    Un libro che mi ha colpito, anzi tramortito, è "Il capro espiatorio" di Renè Girard (ed. Adelphi). E' un saggio sull'uso espiatorio delle persone o di interi gruppi, e rivela i meccanismi dell'esclusione e della colpa del diverso.
O, meglio, di chi da "uguale" e si è ritrovato ad essere focalizzato come "diverso". E' un libro che fa riflettere e fa paura. Specie se si esce dal distacco degli eventi storici e si analizza nelle sue conseguenze e applicazioni moderne. E ancor più sulle sue applicazioni interpersonali o di piccolo gruppo. Sono meccanismi collaudati da millenni, ognuno di noi li applica anche inavvertitamente, ognuno di noi di volta in volta da una parte o l'altra della barricata. Attenzione: può fare male. A me ne ha fatto. Ma ti aiuta.

Viktor Pelevin - BabylonMichal Viewegh - Quei favolosi anni da caniThomas Brussig - Eroi come noiUna intera serie di libri, molto adatta a RudePravda mi sembra, è uscita per Mondadori Strade Blu, sono tutti quegli scrittori dell'ex est europa che si sono ritrovati all'età di 30 - 40 anni a vivere senza più l'ombra protettrice del Muro e dei 2 blocchi Est-Ovest. Thomas Brussig ("Eroi come noi"), Viktor Pelevin ("Babylon" e ancor più "Omon Ra"), Michal Viewegh ("Quei favolosi anni da cani"). Sono tutti imperdibili, per gli appassionati del'est, per nulla didattici o pallosi o lamentosi, ma vivi, ironici e feroci assieme.
Voglio citare l'incipit di Brussig: "Posso affermare di avere avuto per ostetrico un intero reggimento corazzato, un reggimento corazzato che, la sera del 20 agosto 1968, sferragliava attraverso il villaggio di Brunn in direzione della Cecoslovacchia, passando anche davanti a un alberghetto dove mia madre, incinta di nove mesi, trascorreva le vacanze. I motori rombavano e i cingoli stridevano sul selciato. Preso dal panico, ruppi le acque, mi spinsi attraveso il canale cervicale e atterrai su un tavolo da pranzo. Era notte, era un inferno, i carri armati sferragliavano, e io c'ero: l'aria puzzava e vibrava pericolosamente, e il mondo in cui venni alla luce era un mondo politico." Che scrittura! E che invidia...


    10. In questo periodo hai composto colonne sonore per vari film ("Benzina" di Monica Stambrini, "Velocità Massima" di Daniele Vicari e il documentario "Passano i Soldati"di Luca Gasparini). Come ti sei trovato a comporre per il cinema? Ti piacerebbe continuare a farlo e magari "specializzarti" in questo settore?

    Ho sempre pensato di comporre musica attraverso le immagini, una musica molto più narrativa che suonata, molto più fatta per evocazioni che per note. A tutt'oggi, ci sono intere canzoni di CCCP o CSI di cui non conosco affatto la tonalità o gli accordi che suono - conosco perfettamente, però, il loro significato e il loro proposito, e questo può bastare. A me, ovviamente, e non è una regola. Luca GaspariniE così, tutto il periodo CCCP potrebbe essere visto come una lunghissima colonna sonora a musicare lo sfacelo del mondo comunista, e la nostra possibilità di vivere e muoverci e trovare motivazioni e scelte personali in quello sfacelo. E anche il mondo di CSI si è sempre nutrito di immagini, la yugoslavia, la mongolia, la bretagna, lo spazio, i nostri mondi. Passare al cinema, in questa chiave, è stata una prosecuzione naturale. Con uno stimolo in più, la necessità/obbligo di fare a patti con il regista e la sua idea, e il calarsi in panni sempre nuovi a seconda delle esigenze, pur mantenendo integralmente la propria caratteristica di compositore. E' un lavoro (?) molto affascinante, e certamente cercherò di continuare a farlo. Benchè il cinema italiano sia sempre più spesso un cinema di mondi piccoli, claustrofobici e dedicati all'interpersonale, non dispero che mi arrivi prima o poi una proposta per un western "psichico" (alla "Dead Man" di Jarmush) o una avventura drammatica, fatta di panorami di azione e di silenzio.


Grazie a Massimo Zamboni per la grande simpatia e disponibilità - RudePravda, settembre 2002