Le Recensioni



- CSI e Goran Bregovic, 5.1.2000, Firenze
Un concerto visto da fuori...
Alcune inutili considerazioni
E Firenze cadde nel sabba

CSI, Jovanotti, Estasia, Nomadi, Timoria; 24.10.1999, Milano

Napoli - Plapartenope, 2.1998

Pescara - Palagaslini, 17.02.98

Catania - Palacatania, 21.02.98





E Firenze cadde nel sabba

Concerto C.S.I. e Goran Bregovic, Firenze Palasport

5.1.2000, Da "Il Tirreno" del 7 gennaio 2000

FIRENZE. L'atmosfera era quieta, calma, quasi impalpabile, poltroncine a delimitare lo spazio della platea del Palasport tutto esaurito, mercoledì scorso, per l'evento iniziale dell'anno: il doppio concerto dei Csi e di Goran Bregovic. Poco dopo le 21, quasi in perefetto orario, si accendono le luci del lato sinistro del palco, salgono i componenti del gruppo fiorentino emiliano.
Sono Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giovanni «Lindo» Ferretti, Ginevra di Marco e Giorgio Canali, grande assente il compagno-amico Massimo Zamboni. A conferma delle divergenze tra il membro storico, prima dei Cccp, poi degli stessi Csi, e il resto della formazione.
Giovanni Lindo Ferretti con i C.S.I. Le prime note sono dolenti, cupe, quasi tutte oscure ballate. Quel suono che si dipana tra la decadenza europea di fine millennio e il folklore dei canti tradizionali dell'Appennino Tosco Emiliano, quasi un ricordo della tanto ammirata Giovanna Daffini. La stessa voce di Ginevra Di Marco si lancia nei cori con Giovanni che sembra più una presenza quasi spirituale, un corpo statico che rilascia dirompenti dinamicità nella sua fermezza. Così si continua tra «Cupe Vampe», «Memorie di una testa tagliata» e «Sogni e sintomi». Un crescendo continuo che sfocia nell'apoteosi finale, con la catarsi a cui il pubblico si sottomette.
Centinaia di giovani che esplodono letteralmente sulle sedie, si lanciano verso il palco, si scatenano in un'orgia di sfoghi primitivi. È strano pensare come un gruppo come i Csi che per anni è stato un gruppo di nicchia, con il suo pubblico, proprio nel momento del loro possibile scioglimento, raggiunga tale successo, tanta notorietà.
Goran Bregovic Sono venuti da tutte le parti del paese per poterli ascoltare dal vivo, nell'unica data italiana del 2000. Giovanni «Lindo» Ferretti ha praticamente chiuso il set con i brani «M'importa una sega» e «Tabula rasa elettrificata», dopo aver ascoltato un suo personale brano che farà parte del suo primo disco solista ed una canzone di Ginevra Di Marco, ancora una volta grande voce femminile.
Mentre tutti i Csi iniziavano a lasciare gli strumenti e continuavano solo le voci di Giovanni e Ginevra Goran e la sua Wedding and Funeral Band facevano il loro ingresso sul palco, continuando con i fiati la canzone dei Csi. Bregovic, in un buon italiano ha salutato e ringraziato il pubblico presente, chiedendogli però di ascoltare la sua musica, le composizioni per il cinema che avrebbe proposto, a partire da uno struggente tango scritto per il film «Underground».
«C'è tempo per ballare, adesso ascoltate questa canzone» ha chiesto l'artista serbo, presentando contemporaneamente i musicisti, compreso il coro odelle Voci Bulgare e il suo fido compagno Ognjen Radivojdevic. È stato difficile far sentire le
emozioni della sua musica senza che il pubblico non ballasse o battesse le mani. Ma Goran con la forza di una musica millenaria, ancestrale è riuscito a catturare l'attenzione per farla poi esplodere in un ballo collettivo incessante.





Un concerto visto da fuori...

Concerto C.S.I. e Goran Bregovic, Firenze Palasport

5.1.2000

Alla fine non sono riuscito ad entrare.....come me tante altre persone si sono perse forse l'ultima esibizione del consorzio.
Che idiota a non aver comprato in tempo il ticket....ancora + idiota ad aver aspettato al freddo ed all'umido per 3 ore una indistinguibile sagoma che regalasse una minima speranza alle 100-150 anime che erano fuori ad aspettare.
Dopo due ore di attesa, appena prima dell'inizio del concerto ci dicono che chi deve acquistare il biglietto deve mostrare i soldi! Che significa che i biglietti ci sono? E quanto costano?? 100.000 come mi chiedevano alla prevendita il giorno prima per gli ultimi due rimasti? Oppure veniva applicato il prezzo (50.000) che faceva l'addetto alla sicurezza del cancello principale.....Nessuno è stato in grado di dircelo; infatti dopo 5 minuti i biglietti che dovevamo acquistare non esistevano più!
Chissà le persone che si sono fatte 400 km come erano felici e contente.... Che cosa poteva succedere? I cancelli vengono definitivamente chiusi, la maggioranza delle persone resta calma ad attendere gli eventi....
Eventi che non tardano ad arrivare....l'attacco di Forma e sostanza risveglia gli animi dei più motivati e violenti...cominciano a volare le bottiglie..un cancello viene divelto...e le persone che riescono ad entrare vengono snidate e ributtate fuori!!!
Qualcuno prova a passare dai locali attigui al palazzetto ma anche qui venivano ricacciati fuori in modo spesso spregievole e violento.
Mah...pensavo per fortuna siamo al concerto dei CSI se eravamo insieme a dei fasci ci sparavano direttamente...
Forse il mio modo di ragionare è troppo semplice e lineare ma cosa costava far entrare quelle 150 (scarse) persone.......
A cosa è servito dare per più volte la speranza.....la speranza di vedere un concerto che qualcuno come me aspettava da molto tempo....tempo trascorso con i testi e le immagini che solo la loro musica può creare.....che cosa sono venuti a fare ai cancelli quei tre personaggi dell'organizzazione? Che sembravano amici ed invece si sono dimostrati + ostili.
A cosa è servito anche sfondare i cancelli del palazzetto....tirare le bottiglie contro quelle persone che erano la solo per fare il suo lavoro!
Mah forse era meglio quando anche i CSI erano un gruppo di nicchia, di culto. Quando per vederli dovevamo andare in locali che erano delle piccoli nidi nel centro di Milano, Firenze, Roma, Reggio o Bologna. Nidi dove le parole che ci scambiavamo rappresentavano credo in profondi ideali. Dove non si poteva non entrare perché 100 o 200 stringendosi ci stavamo tutti.
Sono deluso, fortemente deluso.......stasera la fuori serpeggiava l'odio, il rancore, la violenza e non la militanza, l'ideale e la fraternità!
Beh credo di aver detto tutto....se qualcuno era fuori con me a e vuol aggiungere qualcosa mi scriva
Saluti.


Lorenzo aka Xaxa



Alcune inutili considerazioni

Concerto C.S.I. e Goran Bregovic, Firenze Palasport

5.1.2000

Si aspettava da tempo un nuovo concerto dei C.S.I., sperando che potesse chiarire quello che non si riusciva a capire dai giornali che continuavano a dare i C.S.I. per spacciati, sciolti, divisi. Il 4 Gennaio si era letto su Repubblica di una lite tra Zamboni e Ferretti, consumatasi a Berlino, dove i due si trovavano per incidere insieme un nuovo disco. Ferretti stesso l'aveva confermata in un intervista contenuta nell'articolo e rilasciata durante il loro soggiorno a Berlino. Anche Zamboni assiste all'intervista, ma non dice una parola, è sdraiato per terra e lascia che il fiume di parole di Ferretti lo sommerga: non aggiunge altre spiegazioni, per questo il suo silenzio fa male e lascia intravedere una frattura molto dolorosa. Il progetto berlinese, quello che avrebbe dovuto riunire il vecchio nucleo dei CCCP si volatilizza proprio a Berlino, città simbolo per i CCCP. Cir che deve accadre accade, ci insegnano i C.S.I. Ma quando accade porta con se' tristezza e nostalgia.

Il concerto a Firenze:

Già sappiamo che Zamboni non ci sarà, e forse questa volta, solo per una volta, Ferretti avrebbe potuto aprire bocca durante il concerto, parlare un minuto prima di cantare e dire che i C.S.I. non erano più come una volta e che qualcuno mancava. E invece, come se nulla fosse il concerto parte con le vecchie sonorità C.S.I., che però non sono più le stesse.
Non c'è traccia delle chitarre grattuggiate di Zamboni, né della sua chitarra rossa in prima fila, tagliente e graffiante.
Si inseriscono in questo vuoto i lunghi accordi di Magnelli e qualche timido tentativo di Canali, che però non ce la fa a prendere un posto che non è il suo.
Infastidisce parecchio, invece, questo tentativo di far sembrare tutto uguale a prima.
I C.S.I. iniziano a suonare "Cupe Vampe", poi la canzone è come interrotta, accorciata, il finale sembra cambiato alla svelta, adattato agli strumenti che sono rimasti, brutto. Qualche cosa riesce ancora molto bene, Ferretti è attraente come non mai, ipnotizza il pubblico e la band lo segue.
La sensazione però che i C.S.I. comunicano è di profonda incertezza.
Anche "In viaggio" riesce male, Zamboni lascia un vuoto incolmabile e neanche Magnelli, che tenta l'impossibile con i suoi accordi, può fare qualcosa.
Gli applausi ci sono ma sono freddi. Segue un'esibizione di Ginevra, un nuovo pezzo dal suo primo album ("Trama Tenue") e una ballata in francese di Canali. I C.S.I. mostrano (pubblicizzano?) i loro progetti collaterali, bei pezzi, ma il pubblico è lì per altro, per ascoltare i C.S.I. di una volta e che ora sembrano non esserci più.
Sintomatico è l'attacco sbagliato di "Matrilineare", la band non si capisce, si confonde, Ferretti attacca male, poi si riprende, il pezzo si chiude alla svelta.

Salvano la serata Goran Bregovic e i suoi musicisti insieme al coro delle voci bulgare.
Solo per il tempo di "Fuochi nella notte di San Giovanni" i due gruppi si sovrappongono e suonano insieme, creando un effetto molto originale; poi i C.S.I. escono dal palco, e Bregovic ha davanti a sé più di un'ora di puro divertimento da offrire al pubblico.
Suoni caldi, danze gitane, pezzi tratti dalle colonne sonore dei film famosissimi di Kusturica. Il pubblico apprezza moltissimo, piacciono le improvvisazioni, i cori tradizionali e gli ottoni che li accompagnano.
Bregovic mostra talento, creatività, simpatia e i C.S.I. escono parecchio male da questo inevitabile confronto.
Per chi a Firenze c'era, le parole di "Irata" suonano come un duro avvertimento: "Non tornerò mai a prima, mai, non tornerò mai dov'ero già..."


Eclipse


CSI, Jovanotti, Estasia, Nomadi, Timoria

Concerto Pro Tibet, Milano

24.10.1999

Ha l'aria di essere un evento. Se non altro perché Maisha mi chiama al telefono chiedendomi di accompagnarla… Milano. Domenica 24 ottobre. Palalido. Concerto in onore di Sua Santità il Dalai Lama a sostegno della causa tibetana. Molto radical chic non trovate? Suoneranno anche i CSI, l'ultimo concerto prima della dipartita in terra di Germania del duo Ferretti-Zamboni… Cado nella trappola. Ok, ci sono. Perfetto: biglietto 20 carte (incasso interamente devoluto ai giovani monaci di non mi ricordo che monastero…).
Le mie finanze e il mio senso etico traballano.

Vi risparmio tutte le peripezie pre-concerto. Un unico appunto, anzi due.
Primo. Non si poteva fare diversamente, quindi io e Maisha si è mangiato al McDonalds, (menù medio £ 7.900) con conseguenze disastrose per il proseguo della serata (sapete benissimo cosa intendo… qualcosa chiamata "pesantezza di stomaco" associata a "concerto paccoso", sono un mix letale per qualsiasi volenteroso spettatore in circolazione…).
Secondo. Il farci aspettare fuori dai cancelli, sotto la pioggia, per mezz'ora oltre l'orario fissato è stato un regalone non particolarmente apprezzato. Meditino gli organizzatori su questa infelice decisione. Capisco il desiderio di forgiare le nostre coscienze alle interperie della vita, però la prossima volta avvertite per tempo. Così magari mi porto l'ombrello…

Dentro. E' tutto molto ovattato (un salotto lo definirà poi Ferretti). La pista ricoperta da moquette bordeaux (a un concerto la moquette???). Le poltroncine tutte colorate. L'enorme bandiera del Tibet che capeggia sotto il palco…sotto il palco??…ma??…ma come cazzo l'hanno messo il palco??? Non ci credo…il palco è sopraelevato da terra (ok, fin qui è normale). Ma sarà alto 8 metri !!!! (l'Himalaya dei palchi per dirla come quel simpaticone del Lorenzo Nazionale). Roba da non credersi. Volevano riproporre la significativa distanza tra Sua Santità e il pueblo? Ci sono riusciti. Altrochè. Chiaro che per sperare di veder qualcosa bisogna trovare posto nelle file alte. Chiaro che sono già tutte occupate. Chiaro che non ho nessun posto riservato per la stampa (Maisha: "non conti proprio un cazzo…"). Finisce che troviamo posto nel "secondo anello", in alto. Alla fine non è nemmeno malaccio. Ci si siede. Si appoggiano i giubbotti. Relax. E sia. Fra un po' inizierà…Intanto nelle file dietro c'è chi costruisce un qualcosa con cartina-filtro-paglia-fumo. Meno male.

Maisha: " …voglio troppo un cane, lo chiamo Sansone…"
Fiz: "I cani puzzano"
Maisha: "Anche tu puzzi ma ti porto in giro lo stesso…"

Dalle retrovie, nel frattempo, oltre a inconfondibile zaffate di ben identificato pakistano, arrivano puntuali e spiazzanti anche i commenti de L'Opinionista di turno. La profondità delle cui osservazioni avrebbe davvero meritato un approfondimento (nota: ho scritto "profondo" 2 volte in una frase. È davvero il clima di profonda spiritualità che regna, o piuttosto le prime avvisaglie del profondo dormiveglia in cui, da qui a poco, finirò? Troppe domande senza risposta. Il cammino verso la luce è impervio e faticoso…)

L'Opinionista: "però ce n'è di figosità sparpagliate…"

E poi si inizia.
Una ragazza sul palco. Che suona un marchingegno simile a un incrocio tra un'arpa e un contrabbasso. Musica tradizionale tibetana. Odore di cassettine New Age in offerta speciale. Mioddio, signore degli annoiati salvaci tu! Va avanti per un po', tra sleppate e arpeggi, poi per nostra fortuna decide che ne abbiamo avuto abbastanza. Si alza. Mani giunte, abbassa il capo: saluto tipico buddista (leit motiv della serata).
Un semi boato accoglie l'arrivo del profeta di casa nostra (sì, lo so: "non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono mi incepperò"). Tocca infatti a Ferretti accompagnare l'organizzatore (mi perdoni ma non ne ricordo il nome) nella presentazione della serata. E' il solito magnetismo che sprigiona Giolindo, il solito spessore delle sue parole a farmi riavere dall'acuto attacco interno causato dal mix letale hamburger-musica tibetana. Tensione Orientale batte Fiacchezza Occidentale 1 a 0. Non esultate. La partita prenderà poi la direzione opposta…Già. Ci pensa subito una (spero) incolpevole Mara Redeghieri (in libera uscita dagli Ustmamò). La Dolcissima esordisce con un bel sorrisone, movenze sinuose, accomodanti segni d'intesa. Si scusa per l'assenza dei suoi compagni. Porta come a scuola la giustificazione. Il pubblico si commuove e si acquieta. La Mara in versione maestrina (Ferretti dixit) leggerà alcuni poemi tratti da non so che libro antico mongolo…ho un fremito…ti prego, non può essere…e invece: con voce suadente e perfetta intonazione inizia la litania di parole lontane e oscure. Perdonate la mia ignoranza, ma a noi cosa mai ce ne può fregare di quelle cose? A parte il fatto che sono di un ostico che fa paura, non le trovo certo adatte per essere lette in un microfono davanti a mille persone. Semmai sono per una dimensione privata, meditativa, motivata e concentrata. Perché allora questa "lezione" ? Il dubbio è forte. Povera Mara. Non si sapeva come infilarla in scaletta? "tò tieni qui, leggi un po' di 'ste cose qui…". Ma dai… non ci si può accontentare (o ridurre) ad essere solo un Nome da mettere sul tabellone. Sarà, la sua, una sensibilità per i problemi umanitari comunque più forte di qualsiasi malignità? Boh. Di sicuro così com'è arrivata, scompare. Senza lasciare nessuna traccia significativa nel tessuto neuronico dei presenti…
E' il momento di Alberto Fortis (non vale dire: "e chi è??")….già… e chi è?? La mia ignoranza sta iniziando ad assumere picchi sdegnosi. Comunque. Il ragazzo ci delizia con una straziante e sofferta canzone/preghiera tutta voce e tastiera (bella voce però…). Impeccabile nel suo giubbottone trendyssimo e completo pantaloni felpa all-white.
Scosse di inadeguatezza pervadono l'intera comunità che si è riunita stasera qui al Palalido.
Ma è così difficile essere pro-tibet?
La risposta arriva subito, e ha la voce di Romina, cioè la cantante degli Estasia. Fra musica orientaleggiante e vocalismi arditi la platea crede di cedere a una sorta di "rapimento mistico e sensuale". Sarà perché non è facile distinguere bocche aperte dallo stupore da bocche aperte dagli sbadigli? Boh ?! Indescrivibile il vestito blu elettrico di Romina: un misto tra una mise da pattinatrice sul ghiaccio bulgara e un abito da sera da pochi spicci e grandissime pretese. Imbelletata è dire poco. Grottesca è dire troppo. Una imbarazzante via di mezzo.

Troppo cattivo? Uno sguardo altrettanto perplesso di Maisha mi consola.

Arriva Jovanotti. Ci mancava solo lui… Solite movenze da primate ritardato e facilonerie assortite. Ci regala un po' di quelle che dovrebbero essere vibrazioni postive. A me sembrano solo i capricci di un bambinone cresciuto. Le tipe però sballano (pure Maisha). Vabbeh. Saluta e se ne va. Suonerà dopo.
Dopo un'altra mezz'ora di tibetanismi vari.
Prima tocca a un cantante musicista mongolo che passa l'intero tempo dell'esibizione ad accordare lo strumento (o forse era quella la sua performance…) e che lascia il palco dopo aver lanciato un urlo totalmente incomprensibile (speriamo non sia qualche strana maledizione..). Poi è il turno di uno dei più antichi cori tibetani. 16 monaci bordeaux-vestiti e col caratteristico copricapo (a canarino) giallo che deliziano i convenuti con una mezz'oretta buona di gargarismi e colpi di tosse. Non c'è difesa. Le banalità si susseguono con disarmante e pragmatica cadenza. Sono troppo ignorante e poco spirituale, lo ammetto. Però questo tipo di esibizioni (di certo straordinarie se vissute in solitudine, per caso, in qualche angolo sperduto del tibet) decontestualizzate dal loro ambiente e snaturate sia nella forma che nel messaggio, mi fanno letteralmente vomitare. Esibizioni da cartolina per illusi. Siamo a Milano. Occidente. Queste icone vengono stritolate, si ridicolizzano da sole proposte così. Mi spiace. Non ditemi che c'è stato qualcuno che andando a casa ha detto: "che roba! Ho visto questo e quello! Mi sento molto spirituale! Mi sento meglio! O ma che bello! Il tibet è così! W il tibet!" . Bleah!!!
Beh. Io ho mollato. Sto cadendo tra le braccia di Morfeo.

"Maisha ci diamo un bacio?"
"No"

E' finalmente il turno dei Csi. In fondo sono qui per questo.
Arrivano sul palco. Ovazione. Iniziano le prime note di Cupe Vampe . E chi conosce la canzone sa cosa vuol dire cantarla a sostegno della causa per la liberazione del Tibet (e soprattutto CONTRO l'oppressione cinese!). Tutti i presenti sono inchiodati in un unico sospiro. Sul palco però qualcosa non gira come dovrebbe. Canali si guarda in giro spaesato. Problemi alla chitarra. Per tutto il pezzo non suonerà nessuna nota, se non qualche sgocciolo alla fine. Peccato. Maroccolo sono sicuro sta ridendo sotto i baffi. Ginevra è concentrata. Affascinante come sempre. Magnelli impeccabile, gran signore. Ferretti sembra un ragazzino punk anni '80. Con quei jeans neri sdruciti e stretti e corti a mezzo polpaccio. Anfibio in bella mostra. Felpa con cappuccio nera. Certo però che quando apre bocca ha un carisma…Ok. Tutto molto toccante….Ma Zamboni dov'è???? Sul palco io non l'ho visto. Maisha nemmeno. I vicini di posto neppure. Ma Zamboni non è mica un elemento cardine dei Csi? E allora? Perché Giolindo non si è scusato per l'assenza, nemmeno l'ha salutato o cose così??….boh?! Il mistero della presunta divisione del gruppo si infittisce. La canzone arriva alla fine. Straziante quando intona: "bella la vita dentro a un catino, bersaglio mobile di ogni cecchino" oppure "viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti". Poi lunga coda strumentale. Ipnotica. Applausi. Canali si riprende dall'inconveniente tecnico (se poi nel backstage non ha strozzato nessuno è solo perché è un'iniziativa all'insegna "della non violenza" ). Sono un po' perplesso per l'assenza di Zamboni. Solo poco però. Una goccia sola di perplessità che se ne scivola via sulle note di Ongi e nella lunga preghiera finale inedita di Ferretti che si chiude con un verso splendido, caritatevole, emilianissimo, grandioso: "prosciutto cotto e vino rosso per tutti. Nei secoli dei secoli dei secoli. Amen !" (superlativa immagine per descrivere la Felicità. Elogio della Semplicità. Per tutti. Per tutti. Per tutti). Io non ho parole. Mi friggono i pensieri. Sono rapito a dire poco. Poi arrivano Irata : "per un'errata sensazione di peggioramento" (ma come si fa a saper usare così bene le parole?? Insegnatelo anche a me. Vi prego!!!), A tratti e Brace . Insomma miniconcerto acustico. Molto In Quiete Tour. Ovattato ma vibrante, senza cadere nello stucchevole. Magnelli che supporta Ginevra ai cori, Ferretti al solito inarrivabile. Canali e Maroccolo, sigaretta in bocca, che sembrano i due discoli indisciplinati, strafottenti e scazzati nell'ora di religione. Bravi tutti! Cazzo è così si fa….

Dopo tocca ai Nomadi. Che ovviamente iniziano con L'atomica cinese . Ovviamente ricevono mille applausi. Ovviamente giocano ai rocker vecchio stampo (e, da buoni vecchietti, ci riescono pure bene…). Insomma: ovviamente niente di nuovo per una band che ha fatto della "replicantezza" (cioè l'essere replicanti di se stessi nel tempo) il suo punto di forza. Il palco lo sanno tenere e ci mancherebbe. Suonano sanguigni e innocenti. La loro semplicità e ingenuità è per certi versi disarmante, ma cosa volete farci? I fans vogliono questo. Solo e sempre Nomadi. Così sia. Ovviamente quindi vanno a chiudere la loro esibizione con Io vagabondo . Inno mandato a memoria dalla platea più del padrenostro…Oh yes. (aperta parentesi. certo che a volte fa ridere vedere tanti figli di papà cantare "io, soldi in tasca non ne ho….". chiusa parentesi.).

A volte penso di essere davvero scemo.

Ci pensa Jovanotti a rincuorarmi. Se io sono scemo, lui cos'è? "Figo!". Direbbero all'unisono mille sbavanti ragazzine tra cui Maisha. "Sì un po' anch'io però…" mi permetterei di replicare. Ma nessuna mi sentirebbe tra le risa. Non c'è giustizia a questo mondo. Come si fa a dare del "figo" a uno che esordisce così: "una volta ho visto il Dalai Lama… e avevo la febbre quel giorno…38 e mezzo…beh…ti giuro…mi è passata…non ci ho nemmeno parlato assieme…l'ho solo intravisto a 3-4 metri...e sono guarito" . Già. Come si fa?????

Mi salva dall'impasse l'Opinionista: "Sì, il Dalai Lama è un'aspirina…"

E comunque per fortuna il Molleggiato di fine millennio non si spreca più di tanto. Un quarto d'ora di live e via… Canta Questa è la mia casa , con la band in gran sfoggio. Davvero. Questo è da dire. Cazzo che bravi che sono i suoi soci… Affiatati e generosi. Insieme smaliziati e pronti a emozionarsi per un passaggio particolarmente riuscito. A fare il bello e il cattivo tempo con gli strumenti…Peccato ci si metta Jovanotti di mezzo a improvvisarsi direttore d'orchestra… Poi, tra cori a squarciagola e balli liberatori dei presenti (io sono andato in bagno a fare pipì), c'è posto anche per Piove . Mentre fuori diluvia. Originale no?
Tralascio di citare la baggianata che ha detto Lorè sull' 8 per mille, perché poi sembrerebbe che mi stia accanendo contro di lui poverino.

Dovrebbero chiudere i Timoria. Dico dovrebbero, perché quando Omar e gli altri conquistano come fiammeggianti guerrieri bresciani il palco, io sono letteralmente arrotolato sullo scomodissimo seggiolino. A un passo dal vortice dei sogni. Lontano anni luce da una minimo di parvenza di professionalità.
E infatti.

Maisha: "Ce ne andiamo? A me non interessano i Timoria…"
Fiz: "ok"

C'è tempo solo per l'ultima frase dell'Opinionista: "Timoria, tutti i mali porta via…".

....

Poi siamo fuori.
In mezzo alla pioggia.
In mezzo alla notte.
Milano.

Gli occhi di Maisha guardano da tutt'altra parte. Mille kilometri da qui.
E io?
Già, e io?

Vaffanculo.
In fondo cosa vuoi che sia?



CSI a Napoli

Febbraio 98, Palapartenope


Il concerto dei csi? me l'aspettavo meglio..ma di molto!
Il luogo era il tristissimo Palapartenope adatto a tutto tranne che ad un concerto, un'acustica insopportabile cosi' come il caldo e l'eccessivo servizio d'ordine. Il concerto si apre con "forma e sostanza", e subito si entra nella giusta atmosfera, si prosegue con tutti i migliori pezzi di T.R.E. e fin qui tutto bene, il pubblico gradisce, dimentica quasi in che razza di luogo sono costretti a stare per poter ascoltare Ferretti e compagnia cantante.
Il concerto a questo punto ricade su stesso, nel senso che, interrotto da una pausa di 10 minuti circa, riprende con i brani storici degli ex-CCCP e dei primi CSI ma, sara' forse per l'insopportabile distacco di Lindo Ferretti (nemmeno una parola extra, un saluto, un grido, un sospiro, una tosse, un fischio fuori posto...sembrava avesse messo un cd, altro che live!) e tutti i brani di vecchio stampo verso la fine danno una triste atmosfera di saturazione. Sono cambiati davvero dunque i CSI. In meglio? in peggio? il paragone col passato e' abbastanza stupido farlo, quindi, non lo facciamo.
A parte tutto le esecuzioni di "annarella" e
di "esco" sono state favolose per non parlare della lunga ipnosi creata con "bolormaa": si puo' suonare anche al Palapartenope e peccare di ripetizione ma quando si ha la classe e la bravura si riesce sempre a fare della musica degna di tale nome.

KreO




CSI a Pescara

17.02.98, Palagaslini


Il 17 febbraio a Pescara c'è stato il concerto dei CSI: nelle cronache locali se ne parlava già da novembre. Meno di un mese prima ero ancora senza biglietto: scazzi vari e problemi seri: avevo deciso di non andare. Poi la svolta: la lettura della recensione di "La terra, la guerra, una questione privata". "Assistere ad un concerto dei CSI è un'emozione unica, rara ed emozionante". Penso: se mi perdo il concerto sono un coglione! Esco e vado a prendere il biglietto: i problemi sopravvivono, ma protestare in modo così deletereo è davvero stupido. Aspetto con ansia. La notte prima del concerto ero già teso. Zero minuti di sonno nella notte. Solo due ore nel pomeriggio. L'attesa è davvero snervante. Si parte. Siamo in cinque: Vittorio anarchico alla guida, poi Angelo anarchico, Luciano socialdemocratico, Donato comunista atipico e me che sintetizzo socialdemocrazia e forti virus nicciani. La discussione in macchina è soprattutto politica. Luciano e Vittorio confrontano animosamente i loro contrasti ideologici; la discussione dura tutto il viaggio: m'incazzo: Vittorio guida male quand'è calmo, figuriamoci quando è agitato. In ogni modo, da buoni amici, non è mancata la sportività. In fin dei conti navighiamo sulla stessa barca. Arrivo a Pescara. Il concerto era nella tenda, sul parcheggio della discoteca "la fabbrica" ex gaslini, ribattezzata palagaslini. Entriamo ai cancelli tra le urla sfottenti di Luciano che grida agli sbirri indicando Vittorio: "Perquisitelo! è un anarchico ha la bomba!". Scherzi a parte, Vittorio è stato perquisito davvero. Un caso? al concerto dei CSI anche gli sbirri sono fedeli alla linea.
Il palagaslini, scoppiava di gente, ammassata nelle prime file, come carne in scatola, fino a venti metri dal palco. Nell'attesa si conviveva con i punk, i comunisti, gli ex filo sovietici, i libertari, i cannati, i qualunquisti, i bicchieri di birra e i fascistoidi che con la loro presenza inquinavano l'atmosfera. Concerto d'apertura ai veneti EstAsia del CPI. Una musica mistica orientale, baroccata dal sitar e dalla voce lirica della cantante che indossava un vestito lungo e attillato, modello morticia, di colore viola. Dal vivo non sono mancate le percussioni tribali del gruppo, particolare che nel disco non emerge, e i balli mistici della singer. Molto filo indiani. Solo cinque brani e salutano il pubblico che freme per l'arrivo dei CSI. Il resto è magia. Entrano nell'ordine Massimo Zamboni, Giorgio Canali, Gianni Maroccolo e Cavalli Cocchi. Inseriscono i jack e attaccano l'intro di Forma e sostanza: l'adrenalina si fa sentire. Entrano Ginevra Di Marco e, in ultimo, lo sciamano, vestito con un abito mongolo composto da gonna lunga violacea(?), giacca marrone di tessuto grezzo, una benda bianca sulla fronte che semicelava gli occhi incavati da malato terminale di aids e un fiocco di coda di cavallo -portafortuna mongolo- che appende all'asta del microfono e si comincia a cantare: "conosco le abitudini so i prezzi e non voglio comperare nè essere comprato, attratto fortemente attratto, civilizzato sì civilizzato": l'adrenalina è alle stelle. I CSI pompano come troie vogliose, io in terza fila, stretto come una sardina nella morsa del pogo infuocato, al secondo minuto ero già abbondantemente sudato. Scatto una decina di foto, probabilmente saranno mosse. Il trittico è anelato. Dopo Forma e sostanza suonano In viaggio e Unità di produzione. Il palagaslini è un bordello pogante: spinte, gomitate in faccia, piedi calpestati, spruzzi di minerale, magliette strappate, sangue e soprattutto sudore: ai primi pezzi il tanfo è molto forte. Mi allontano dalle primissime file. Il pogo è bellissimo ma il fiato tradisce, mi gira la testa, barcollo, cammino appoggiandomi a destra e sinistra. Brace, Esco, Sogni e sintomi, Fuochi nella notte, Linea gotica, Vicini: lo spettacolo rallenta, la temperatura è altissima, foto a braccia alte. Un trittico spirituale da ascolto catalettico: Balormaa, Blu, Blu, Blu: non ci capisco un cazzo, l'emozione è fortissima, i geni impazzano, ho lo stomaco nel cervello, il cuore nei pollici, il sudore rinsecchisce sulla pelle, gli anticorpi scioperano, il sangue sprizza dagli occhi, i peli cadono, lo sperma preme, i virus accedono e poi: "ho dato al mio dolore la forma di abusate parole, lasciando perdere attese e ritorni, ho aperto gli occhi dall'orlo increspato, ho visto l'alba blu"... non reggo e il cuore scoppia tradito dalle lacrime che scivolano sulla pelle raggrinzita dal sudore, gli spigoli della bocca, il mento arricciato e non c'è ragione né cerco spiegazioni, potrebbero essere fatali alla magia, catartici, e l'emozione potrebbe finire. Il capitolo spirituale si conclude con "Del mondo", stupenda: da ipnosi biologica. E poi cemento, acciaio, calce, macchine, pelle, capezzoli, martelli, glandi, rabbia, i segnali elettrici del cervello non hanno logica, siamo ciminiere e tessuti, vetro e plastica, sangue e legno e viscere, viscere, la pressione arteriosa è tale da confondermi nel caos, tutt'uno con il mio corpo. A tratti: si pigia sull'acceleratore, la rabbia riparte. Il brano è talmente coinvolgente da farmi ributtare nel pogo, sbattuto spalla a spalla, faccia a schiena, piede su piede, cazzo, il mio spirito da lottatore mi aizza, incoraggia e mi diverte... i capelli sono bagnati interamente di sudore, il pubblico è epilettato, crisi comiziali per lo sciamano: balli orientali, contorsioni, semovenze ipnotiche: lo sciamano è stregato dalla sua stessa musica, soffre: un sentimento da grandi uomini. Si pompa a palla, i muscoli del cazzo sono tutti induriti, attaccano "Ongii", "Accade", ripartono lanciati con "Matrilinare" e "Mimporta 'nasega" con le luci alte e la musica dei CCCP. Si chiude. Escono. Casino, urla, fischi: non siamo ancora appagati. Rientrano per i bis e si ricomincia con... "Occidente", "Buon anno ragazzi" e "Annarella", l'unica del vecchio gruppo. Escono dal palco con Ginevra a pugno chiuso: è l'unica che lo fa e per questo la mia stima raddoppia. É finita! No, no, non può finire, il richiamo è forte e c'è spazio anche per "Celluloide", ultima magia, come regalo da bis finale. Si accendono le luci, si chiude, vorrei ricominciare tutto da capo fino alla pazzia, ma lo spirito di conservazione fin troppo trascurato mi suggerisce che a tutto c'è un limite.
Chiacchierata al banco della merce del consorzio, debito di liquidi e di ossigeno. Si va al pub irlandese. Ordiniamo le birre e qualche panino; all'anarchico Angelo portano un hot dog con sopra uno stuzzicadenti con la bandiera degli USA: aagghh!!! Prendiamo la bandierina e la bruciamo con l'accendino sulle note parlate di Killing in the name: "Die yenkee, die! fuckin' America!": vilipendio e piccoli orgasmi anti
liberali. Ma il concerto, nonostante ve l'abbia descritto è indescrivibile. Lo sciamano con i suoi voli orizzontali mi ha detto che la mia carne è fusa al resto dell'universo e che questo, da solo, nega lo spirito e la sua presunzione: al concerto Dio non c'era, io si!

Leòn



CSI a Catania

21.02.98, Palacatania


Non c'e` tutta quella gente che mi aspettavo, se devo essere sincero.
Entro al Palacatania un poco perplesso: ho ancora in testa i discorsi sulla "Tabula Rasa Mercificata", sui C.S.I. divenuti fenomeno commerciale,e adesso che davanti al palco c'e` tutto questo spazio non so bene cosa pensare.
Forse e` qui in Sicilia (questa e` l'unica tappa del tour nell' isola...) che si ascolta poco Giolindo e compagni?
E` una cosa che mi mette addosso molta tristezza...
Una tristezza contradittoria, se confrontata al fastidio che mi aveva dato ascoltare tanti "fan" dell' ultima ora parlare di Ferretti come di un guru...o peggio.
La constatazione, davvero amara, e` che qui anche certe cose arrivano in ritardo.
Il Palacatania e` desolante... mi fa venire in mente la testa di un calvo: una piccola folla davanti al palco, e qualche spruzzata sulle tribune, vicino alle tempie.
Comunque... almeno non ho problemi a piazzarmi in prima fila.
Il pubblico si alza.
Dopo mezz' ora, quando si spengono le luci, la sorpresa: alle mie spalle, in silenzio, il palazzetto si e` riempito per bene, e anche le tribune sono ben fornite.
Non faccio in tempo a rallegrarmene, che sale sul palco una piccola donnina, vestita da giapponese, con i capelli raccolti sulle tempie, le mani congiunte ed un dolcissimo sorriso sul volto.
Sono gli estAsia, il gruppo spalla: la loro musica e` molto suggestiva, e la voce della "giapponesina" (non so come si chiama...) e` davvero splendida.
Sembrano molto apprezzati (e conosciuti) dal pubblico e, con mia grande sorpresa, nelle prima file s'inizia a pogare con impegno.
Dopo mezz'ora incantevole, la tizia ci saluta inchinandosi (e nel frattempo ho gia` deciso di comprare il loro cd...) e sul palco arriva il Consorzio.
Non avevo mai visto Giolindo dal vivo.
E` davvero impressionante: magro da far paura, vestito come uno sciamano, china la testa per far vedere uno strano tatuaggio rosso sopra la fronte, simile ad un' aquila stilizzata.
Accanto, Ginevra Di Marco e` davvero splendida, i capelli biondi raccolti in due treccine ed una figura piu` magra di quanto mi aspettassi.
L'inizio e` con "Forma e Sostanza",ed il pogo e` davvero pesante.
Purtroppo sono fuori forma, e finisco in fretta in seconda fila.
L'acustuica e`... da palacatania.
Mi chiedo se riusciro` mai ad ascoltare un concerto in un posto costruito proprio per la musica... (Probabilmente no.)
La chitarra di Zamboni e` molto bassa e confusa, e tutto sommato il primo pezzo non viene fuori granche`...
Ma dopo si passa ad "Unita` di produzione",ed il risultato e` decisamente migliore.
Riesco a riportarmi nelle prime file, ed il Consorzio mi ripaga con una splendida "Cupe vampe" (peccato non ci siano i violini!...) e poi, di seguito, "In viaggio"...
Non si sta fermi un secondo: i C.S.I. non dicono niente, e suonano un pezzo dopo l' altro: "Brace","Vicini", ed una divertentissima "Fuochi nella notte", ballata con entusiasmo dal pubblico.
Quando suonano "Bolormaa", gli applausi per Ginevra diventano una vera e propria ovazione.
Lei si avvicina al microfono, un poco intimidita, e sussurra un "grazie" imbarazzato.
E d' altronde, per tutto il concerto, sara` acclamata addirittura piu` di Ferretti.
Lo spettacolo e` davvero bellissimo.
Il basso di Maroccolo, in pezzi come "Ongii" e "Accade", riempie l'aria del palazzetto, riducendo il pubblico ad un silenzio stupito.
La parte centrale del concerto e` la piu` tranquilla, e si conclude con una "E ti vengo a cercare" cantata da Ferretti con molta attenzione (inutile dire che, quando Ginevra conclude il tutto a modo suo, il pubblico le dedica l'ennesima dose di applausi...)
Poi si ricomincia a pogare, e stavolta vado giu` pesante anch'io: "Matrilineare" e "Mimporta 'nasega" sono energia pura; ancora, "Esco","A tratti" (una delle piu` riuscite) e cosi` di seguito.
Il concerto, ormai, sta per finire.
Il Consorzio esce di scena con "Annarella" (che da sola vale il prezzo del biglietto, davvero...), e come bis concede soltato "Celluloide" (massacrata dall' acustica di questo posto... la chitarra di Zamboni s'intuisce soltanto...).
Ferretti si avvicina al microfono, stanchissimo, farfuglia un poco, si riprende con un sorriso, spiega che non potranno fare "Gobi" perche` non hanno avuto il tempo di
provarla con gli estAsia (ed io penso con tristezza a cosa sarebbe stato un duetto di Ginevra con la "giapponesina"...peccato davvero...).
Comunque, il Consorzio dal vivo e` uno spettacolo imperdibile.

Lazarus Long