Nel mondo dell'arte, i nomi, i titoli, le denominazioni sono molto importanti, anzi fondamentali.
Non solo perché identificano la cosa che nominano, nella loro funzione pratica di etichetta/firma (la ‘TAG’, come sanno benissimo tutti i graffitisti), ma soprattutto perché rivelano indizi sulla cosa stessa e ne suggeriscono la fisionomia. Evocano immagini, predispongono associazioni di idee legate alla parola. Insomma, come si dice spesso: un nome un destino, per significare che l’oggetto e l'immagine suggerita dal nome dell’oggetto sono strettamente legate. In questo senso, il caso del gruppo musicale denominato C.S.I. è emblematico. A partire dall’enfasi del suo nome, quel pretestuoso, orribilendo (= orribile + orrendo, o al contrario, ‘orrendibile’) "Consorzio-Suonatori-Indipendenti" che richiama subito alla mente immagini da caseificio della bassa emiliana."Indipendenti" da chi? Da che cosa? Non certo dal business discografico, sui cui marosi veleggiano a gonfie vele, come piccoli imprenditori laboriosi e organizzati proprietari della loro personale etichetta di successo nazionale (= un'india very trendy). "Suonatori" perché fa molto più proletario di ‘musicisti’ e parecchio più dignitoso di ‘orchestrali’: sottintende ‘artigiani’, sostantivo nobile quanto ‘lavoratori’ ed ‘operai’. Artigiani della musica. Perché non allora: Coperativa Autonoma Musicanti?! Che avrebbe avuto un acrostico più scorrevole da pronunciare. C.A.M.! Sigla più facile da memorizzare. Invece, C.S.I.! Nati dalle ceneri dei (purtroppo) defunti CCCP, Il gruppo sembra voler mantenere iconograficamente quel sapore vagamente stalinista, in odore di realismo comunista post rivoluzione. Un aroma da manifesto di propaganda socialista al di là del demodé e ben oltre l’ingenuità di un kitsch involontario, perciò understatement programmato. Mooolto appetibile dall’èlite "colta" dei giornalisti e degli intellettuali più modaioli. Gran paraculata per gonzi assetati di impegno culturale e rigore artistico. Che abboccano come lucci. Se ci si aggiunge il carisma un po’ torvo e ieratico del front man Lindo Ferretti, istrionico declamatore e protagonista di noiosissime performance vocali, il gioco è fatto: ecco la band di culto! Habemus papam. Ecco coloro che riscatteranno il pop dalla mancanza di contenuti e dalla sua cronica miseria culturale. I ‘C.S.I.’ che già nel loro titolarsi richiamano atmosfere da sindacato, con mistiche rivendicazioni da comizio tanto colmo di stereotipi ‘sinistresi’ tanto più mitici oggi, nella deflagrazione del cosiddetto comunismo reale. Paradossi di un' operazione snob, con un po’ di spocchia e di furbizia intellettuale. Il comunismo è morto, evviva il comunismo! Si venderà bene tutto il ciarpame del regime, a partire dall’ideologia, diventata folclore. Curiosità da collezionisti. Come gli orologi russi, le medaglie, i distintivi, le divise smesse o trafugate dall'esercito: tutta roba economica che da alcuni anni si commercia alla grande nelle città del nostro paese, sulle bancarelle dei mercatini rionali. Ma, in fondo, chi sono io per giudicare?! Chi sono io per giudicare uomini che hanno fatto di un loro viaggio in Mongolia un evento culturale, che hanno costruito un accadimento artistico-letterario-musicale e tutta una serie di incontri promozionali nei Centri Sociali, nelle Aule Universitarie (i templi dell'Alta Cultura), nelle Camere del Lavoro. Artisti polivalenti che hanno prodotto un libro edito da Giunti "Fedeli alla linea: dai CCCP ai C.S.I." e composto la colonna sonora di un film con le musiche del loro disco "Tabula rasa elettrificata" (il Medioevo e l'era post industriale. Occidenle e Oriente. La perenne ricerca di una nuova frontiera. il rilancio di un inedito esotismo).
Troppo avanti questi Congregati Sapientemente Intraprendenti, o meglio Convenuti Senza Intenzione e cioè Coltivatori di Sapori Interessanti. Costantemente Senza Indugi. Colpevoli di Sadismo Intellettuale. (Cazzo Stai Insinuando??).
"Se vuoi entrare nel mondo dei C.S.I. vieni a uno di questi appuntamenti", recita la frase stampata sul volantino pubblicitario di invito.