CCCP Fedeli alla Linea - Fra ricordi e futuro
di Andrea Tinti
L'Italia underground non ha regalato ai propri seguaci molti gruppi accecati dai riflettori del successo. Pochi nomi che si contano sulla dita di una mano, hanno varcato quella soglia di popolarità che divide le bands dalla semiclandestinità alla partecipazione a manifestazioni televisione, radio. Bands prodotte e promozionate da multinazionali del disco. I nomi sono facili da fare, Litfiba, The Gang, CCCP Fedeli Alla Linea, un trittico che ha scosso l'ambiente stagnante della musica italiana. Su tutto il resto un buio totale, che altri hanno tentato di sconfiggere con scarsi risultati di vendita e si sa, quando mancano i numeri, le produzioni delle major vengono a mancare, i contratti vengono recisi, insomma si è rigettati nell'anonimato dal quale si veniva. I Litfiba ed i Gang sono sopravvissuti a tutti gli eventi che li hanno investiti, sia positivi che negativi, i CCCP Fedeli Alla Linea hanno abbandonato la partita consci che la loro storia, la loro esperienza musicale aveva avuto un excursus che ormai era giunto al capolinea. Alla notizia dello scioglimento il mio primo pensiero fu di stizza nei confronti della band, avevano da poco pubblicato un doppio LP, "Epica Etica Etnica Pathos", che era un bellissimo lavoro, non mi capacitavo della scelta operata. Secondo il mio modesto parere l'Italia aveva ancora bisogno dei CCCP. Decisi così di incontrare per la prima volta uno di loro. La chiacchierata si svolse nel bar della stazione ferroviaria di Reggio Emilia, tra treni in partenza e passeggeri in arrivo. Massimo Zamboni con fare calmo cominciò pazientemente a rispondere alle mie domande. Quell'intervista non fu mai pubblicata ed oggi a distanza di tanti mesi vuole documentare quei giorni. Naturalmente la vita dei singoli CCCP è continuata e nei migliori dei modi, c'è stata la nascita dell'etichetta "I Dischi Del Mulo" e la produzione di due lavori discografici, un album per i debuttanti Ustmamò ed un mix per i "veterani" Disciplinatha. Ovvio arricchire la vecchia chiacchierata con uno scambio di opinioni alla luce dei nuovi avvenimenti, ma questa è storia recente.
Reggio Emilia, Stazione Ferroviaria, giorno imprecisato, comunque a poche settimane dalla "scomparsa" dei CCCP Fedeli Alla Linea.
URLO : Che atteggiamento bisogna avere nei confronti di un ex-CCCP: rammarico, tristezza, devozione, divertimento?
MZ : Sereno distacco. Abbiamo deciso di chiudere la storia dell'ensemble ed oggi io non faccio più parte del gruppo, non sono quindi un ex-CCCP, perché CCCP non esiste più. Adesso stai parlando con Massimo Zamboni, persona fisica che non rappresenta il parere degli altri componenti di una band che si chiamava CCCP. Io nei confronti dei Fedeli Alla Linea provo rammarico, tristezza, divertimento, devozione.
URLO : Dal momento che i CCCP non esistono più, perché ci troviamo qui a chiacchierare?
MZ : Prima di tutto perché mi hai telefonato, altrimenti non ci saremmo mai trovati; secondo perché l'etichetta ci "obbliga" ancora a fare promozione; terzo perché sono una persona molto disponibile al dialogo, agli incontri, alle chiacchiere.
URLO : Spiegami come sono nati i CCCP Fedeli Alla Linea.
MZ : I CCCP sono nati a Berlino Ovest, dove io lavoravo come cameriere. Mi ricordo che il turno giornaliero era di sedici ore per sette giorni alla settimana, l'unico svago che avevo era quello di andare a ballare alla sera. Una giorno incontrai una mia amica di Reggio Emilia che era accompagnata da un ragazzo che non conoscevo, anche lui mio concittadino. Questo giovane era Giovanni (Ferretti, n.d.a.) e stava per partire alla volta della Tunisia, perché a Berlino era troppo freddo. Quella sera andammo a vivere nella stessa abitazione e da quel giorno ci siamo "lasciati" due settimane fa. I CCCP sono nati grazie a questo incontro, alle case occupate, alla musica punk. Con molta invidia pensammo che se potevano farlo i tedeschi, anche noi dovevamo provarci in Italia. Senza occupare le case, ma con una musica che potesse essere, come per i teutonici, molto radicale.
URLO : Però vorrei capire come può partire una band dicendo: "Noi eseguiamo un punk melodico emiliano lilosovietico"
MZ : La partenza è arrivata piano piano, dopo un anno di prove. Giovanni non aveva mai cantato, io non sapevo suonare la chitarra, il batterista non aveva mai preso in mano delle bacchette. Dopo un periodo di rodaggio sotto un altro nome, eravamo i Mitropa NK, denominazione che veniva associata ad un sound ultra punk, capimmo che anche questo nome era indice di esterofilia. Ci guardammo in faccia dicendo: 'Siamo emiliani sappiamo cosa ci piace e cosa odiamo, da oggi ci chiameremo "CCCP Fedeli Alla Linea". Può sembrare stupido, ma anche il nome di un gruppo ha la sua importanza, deve ricondurre subito alla band, deve colpire nel segno, deve rappresentare l'ensemble. Mi ricordo che alla prima intervista l'interlocutore ci chiese perché ci chiamavamo CCCP Fedeli Alla Linea e perché ci professavamo filosovietici, la nostra risposta fu diretta: "Lo siamo. Lo siamo nei fatti". Ci sembrava l'unica cosa da fare, tutto era rivolto verso l'America, tutto quello che abbracciava il mondo giovanile si rifaceva agli Stati Uniti.
URLO : Quindi i CCCP non sono nati di conseguenza, anche se con qualche anno di ritardo, ad un fenomeno musicale come quello del punk '77?
MZ : No, diciamo che è stata una coincidenza casuale inserirci nel filone punk. Per noi era una grande comodità, in quanto potevi anche non saper suonare ed essere accettato. C'erano molti punk che circolavano per l'Emilia in quel periodo, i primi arrivarono subito dopo il '77 seguendo una moda, gli altri, quelli veri, giunsero dopo. Fra i primi che conoscemmo c'era la Attack Punk Records di Bologna, che ci "corteggiò" per un po' di tempo, anche se noi cercavamo di sfuggire dal vinile perché ci sembrava una trappola. All'inizio degli anni ottanta c'era la frenesia di pubblicare la propria musica da parte di tutti i gruppi. Credo per il semplice motivo che tutte le bands erano consapevoli che la loro proposta musicale era molto effimera, i gruppi duravano lo spazio di un anno e poi scomparivano.
URLO : Ma il pubblicare un disco non è un bisogno logico per un artista, un gruppo?
MZ : E' il bisogno di un'epoca. I musicisti stampavano i dischi senza essersi confrontati con il pubblico, con la scena. Noi pensavamo che era più giusto fare concerti, parlare con la stampa, confrontarsi con la società. Volevamo crearci una base su cui lavorare. Non a caso il nostro primo disco ebbe un notevole impatto. Certo non fu un successo commerciale, però racchiudeva alcuni pezzi che erano i nostri cavalli di battaglia dell'epoca, canzoni che il nostro pubblico conosceva a memoria.
URLO : A proposito del primo periodo, quello legato alla Multimedia Attack, cosa ricordi?
MZ : Di quel periodo ricordo la 'nebbia" che ci circondava. Oggi che la storia CCCP è finita ti dimentichi quasi di tutto, i problemi che ci sono stati, le disavventure, il caos totale che vivemmo in quel periodo. I CCCP non hanno mai ricevuto una royalty per i dischi stampati da Jumpy Velena, non sappiamo niente. Non conosciamo le cifre di vendita, il periodo Multimedia è il nostro buco nero. Registravamo delle canzoni che venivano pubblicate dopo un anno, gli studi di registrazione erano allucinanti. Per farti un esempio, mentre Giovanni cantava passava un autobus e bisognava rifare tutto. Ciò non toglie che la Multimedia ha dato il "la" ai CCCP. E' chiaro che senza la Attack Records non saremmo arrivati alla Virgin. Ognuno ha usato l'altro, ognuno ha guadagnato nei confronti dell'altro. In qualche modo l'Attack era una grande casa discografica.
URLO : Per ricollegarmi al primo periodo della vostra vita, voglio informarti se non lo sai già, che "Affinità e divergenze..." in vinile rosso, "Punk Islam" in sette pollici ed il picture "Compagni, cittadini..." sono molto quotati.
MZ : Hai fatto bene a dirmelo perché proprio ieri sono venuto in possesso di un centinaio di copie di "Punk Islam".
URLO : Però che sensazioni ti procura?
MZ : E' buffo, mi rendo conto che esiste un mercato parallelo di rarità, del quale io non sono schiavo perché non ho abbastanza contante per acquistare dischi rari, ma che accetto.
URLO : Ciò non toglie che comprare a suon di bigliettoni un disco dei CCCP sia un controsenso?
MZ : Non puoi decidere nulla. Quando accetti un ruolo pubblico devi sottostare a certe regole che possono essere quelle delle mostre del disco, perché no? Quello che abbiamo raccolto è quello che abbiamo seminato. Ti basti sapere che oggi tutti e quattro siamo disoccupati e stiamo cercando un lavoro. Nessuno di noi sconfessa quello che ha fatto, è stata una esperienza nella quale abbiamo creduto ciecamente, ma che è terminata.
URLO : Quanto vi hanno aiutato le radici native. Essere emiliani, aver vissuto a Reggio Emilia ha influito sulla nascita dei CCCP?
MZ : Ci hanno aiutato prima che noi nascessimo, da quando viviamo ci hanno creato dei problemi. I CCCP risiedono nel cosiddetto triangolo della morte, abitiamo in una zona sempre agli onori della cronaca. All'epoca dei nostri inizi si professavano filosovietici solo le associazioni Italia/URSS ed il Comune di Reggio Emilia. Era un rapporto di facciata. Tutti si sono sentiti spazzati e spaventati dal nostro filosovietismo, noi gli invadevamo un territorio esclusivo, fatto di gemellaggi e scambi di masserizie. I CCCP invece affermavano che l'Europa è una sola, dal Portogallo agli Urali, rincarando la dose e dicendo: "Noi siamo filosovietici e io siete anche voi per cui non nascondiamoci dietro ad uno scambio di generi alimentari, ma mettiamo alla luce delle situazioni che hanno sconvolto il mondo, che hanno dato la morte a migliaia di persone, la vita ad altrettante, la speranza ad altre ancora. Non possiamo professarci filosovietici dopo aver acquistato una villa, la quarta macchina e la seconda amante. Diamo valore alle cose". Così facendo, subimmo un rifiuto soprattutto da parte di chi si professava come noi comunista filosovietico.
URLO : Il fallo di pubblicare attraverso la Crass Records, gestita da un gruppo anarchico, la versione dodici pollici di "Punk Islam" per il mercato inglese, era un tassello della vostra linea politica?
MZ : No, assolutamente. E stata una proposta di Jumpy. Noi conoscevamo i loro dischi, ma tutto si fermava a questo. L'unico contatto che abbiamo avuto con i Crass non è stato molto positivo. Danilo, il nostro ballerino, durante un concerto ha inscenato uno spogliarello che ha infuriato il bassista dei Crass, il quale, furibondo, ha staccato tutti i cavi dal mixer. Ciò testimonia per l'ennesima volta che dietro ad un ideale c'è sempre l'uomo con le sue contraddizioni. Al bassista dei Crass la miscela di sesso e musica di Danilo ha dato fastidio e si è sentito in dovere di strappare i cavi del mixer.
URLO : Come ti spieghi il successo che vi ha travolto fin dagli esordi?
MZ : Il successo è stato più immaginario che reale, non siamo diventati ricchi, o delle star. L'interesse che ci ha attorniato è stato maggiore del successo commerciale ed è stato un bene. Perché guadagnare molti soldi con i CCCP non ci sembrava giusto e coerente col nostro discorso, chiamalo eccesso di pudore. Mi ricordo un articolo apparso, se non vado errato, sul mensile Rockerilla, dove il giornalista si chiedeva in quanti avrebbero ascoltato il nostro 33 ed in quanti lo avrebbero sistemato in biblioteca tra i classici del marxismo. Sia chiaro che per me è un onore essere sistemato tra i classici del marxismo.
URLO : Secondo te non è un male essere così settari?
MZ : Cosa significa bene e male ? Ingrao dice di esserlo, Occhetto afferma di non esserlo. Mi piacerebbe essere settario più di quanto non lo sia. Parlando di musica non leggo mai i giornali musicali perché non sono settari, l'ultima rivista che leggevo con piacere era Frigidaire, dava una idea del mondo, banale fin che vuoi, ma reale. Adesso nessuno è settario, tutti guardano la televisione, ballano, guadagnano dei soldi, li spendono. Tutto si è appiattito, vige le regola "produci, consuma, crepa". Se sei fuori da questo stato di cose sei un asociale, diventi una persona scomoda.
URLO : Però devi ammettere che uscire in maniera così decisa possa creare una spaccatura nella gente, una parte di pubblico ha odiato i CCCP.
MZ : Certo, ma non ci interessava, noi eravamo e siamo comunisti. Non abbiamo cercato un modo per farci conoscere ribaltando i ruoli e le nostre idee. A me interessa il mondo comunista in maniera enorme. Ci sembrava importante andare al fondo di una questione che ci premeva, che faceva parte di noi. E' chiaro che se fossimo stati trentini, o calabresi, tutto questo non sarebbe accaduto, abbiamo subito una grandissima influenza dalla nostra terra d'origine.
URLO : La politica fa parte della vita, dalle piccole azioni ai grandi movimenti. Non credi che soprattutto nel quotidiano, nel personale, bisognerebbe allontanarsi dalla politica?
MZ : Ricordati che alla base di tutto c'è l'uomo e la donna. Ognuno di noi vive delle contraddizioni, io ho fatto molte cose di cui potrei vergognarmi, però se dovessi tornare indietro le rifarei. La politica bisognerebbe che fosse riferita a delle cose molto più grandi. La politica dovrebbe unire gli uomini tra di loro, il loro vivere sociale.
URLO : La politica attuale però dà l'idea di qualcosa di losco, sporco, o no?
MZ : La politica in senso astratto non esiste più. Quando noi pensavamo alla politica ci immergevamo nei paesi dell'est, ci sembrava che in quelle nazioni lo scontro sui territori politici esistesse ancora. Pochi giorni fa sono andato ad una seduta del comune di Reggio Emilia, in quella occasione ho avuto la precisa sensazione di quanto gli interessi dei singoli partiti siano finalizzati alla spartizione della torta e di come la politica sia lontana anni luce dal quotidiano.
URLO : Come vedi la svolta nei paesi dell'Est?
MZ : Posso solo fare degli auguri a tutti. L'Europa avrà sicuramente della manodopera a prezzi irrisori. Ogni tanto vedo nei grandi magazzini dei polacchi che comprano una bottiglia di birra ed una scatoletta di cibo per gatti, io non credo che abbiano un gatto da sfamare. Auguri.
URLO : Perché i CCCP si sono sciolti?
MZ : Si sono sciolti per motivi personali, che essendo personali, non voglio rendere pubblici e per delle contraddizioni politiche, musicali, esistenziali. E' sempre più difficile realizzare qualcosa che possa vivere. Un esempio su tutti può essere questo: i CCCP hanno scritto uno spettacolo teatrale che sono riusciti a rappresentare pochissime volte. I nostri manager, il nostro pubblico pensava a noi esclusivamente come ad un gruppo musicale. Non riuscivano a capire perché dovevamo scalfire questa loro sicurezza con uno spettacolo teatrale. Bene, grazie tante, noi "moriamo". Non siamo mai stati dell'idea di dover suonare per vent'anni "Punk Islam". Non potevamo continuare ad esistere come CCCP, quando l'unione delle repubbliche socialiste non esiste più. Abbiamo registrato, secondo il nostro parere, un buon disco, quindi ci è sembrato giusto porre fine ai CCCP dopo l'uscita di un bel lavoro, senza trascinarci stancamente per altri dieci anni.
URLO : Nell'ultimo 33 in veste di produttore è comparso Gianni Maroccolo, ex-basso nei Litfiba. Come avete deciso di dare in mano a Gianni la produzione artistica delle vostre canzoni?
MZ : Noi avevamo una pessima opinione dei Litfiba, come loro di noi. Poi ci incontrammo durante un tour in Unione Sovietica e le reciproche opinioni si sono ribaltate. Ci siamo sentiti vicini, prima di tutto, come persone. In particolare abbiamo conosciuto Gianni che era già in disaccordo con i Litfiba ed anche noi lo eravamo col nostro bassista. Dopo il tour ci siamo mantenuti in contatto, quando Ignazio è uscito dai CCCP si è deciso di chiamare Gianni, che aveva già abbandonato i Litfiba ed aveva appena prodotto un disco dei Timoria. Lui si è portato con sé l'ex-fonico, l'arrangiatore e Ringo dei Litfiba. Abbiamo affittato una villa in campagna creando uno studio di registrazione. Pensa che il proprietario della villa è un ricco latifondista che vede i partigiani ancora nei suoi incubi notturni, quando ha scoperto di aver affittato la sua villa ai CCCP per poco non gli veniva un accidente.
URLO : Come mai avete deciso di estraniarvi dalla società per registrare il disco?
MZ : Perché l'esperienza a Bologna con il precedente 33 era stata traumatica. Uno studio altamente professionale, con tecniche avanzate e con noi che ci siamo lasciati ammaliare dalla tecnologia. A onor del vero devo anche dire che abbiamo voluto tentare la carta del grande e rinomato studio, carta che si è poi rivelata inadatta e controproducente. La tecnica ti toglie l'anima.
URLO : Spiegami il titolo del doppioalbum, "Epica, Etica, Etnica, Pathos".
MZ : Il disco non ha un titolo vero e proprio, ma quattro sottotitoli, che rappresentano le quattro facciate del doppio LP. Sono quattro termini che hanno avuto una certa importanza e che adesso possono rappresentare un grosso problema per gli individui che vivono in questo mondo. Nell'immediato dopoguerra queste parole avevano un significato profondo, adesso no.
URLO : Quali sono secondo te i pezzi più rappresentativi del doppio?
MZ : Io ascolto insistentemente "Maciste Contro Tutti", perché è un pezzo dalla durata superiore ai dieci minuti e noi abbiamo sempre avuto un certo timore nel realizzare una canzone che durasse tanto tempo, inoltre è riconducibile ai CCCP vecchia maniera. Annarella", che gioca sulle ultima parole "E' finita, non è finita". "Campestre" che e' una specie di miniatura.
URLO : Riguardo a "Narcos" cosa puoi dirmi ? Io credo che sia un brano quasi sperimentale che però tratta fin dal titolo di un problema molto reale.
MZ : Molti ci chiedono di "Narcos" e credo che la tua analisi della canzone sia giusta. A livello musicale la cosa che ci turba di più è l'assolo di batteria finale. I CCCP non hanno mai fatto un assolo di batteria in una canzone e pensando che l'ha suonato Ringo mi si accappona la pelle.
URLO : A proposito della proposta musicale...
MZ : Ti posso dire che abbiamo ribaltato tutto quello che facevamo prima, tutti i brani sono stati registrati in diretta e non traccia per traccia. Potrai sentire molti errori, lasciati volutamente
URLO : Ad un primo ascolto però la musica appare molto ricercata. Un lavoro fine e certosino.
MZ : Certo, il disco è ricercato e difficile, abbiamo curato molto gli arrangiamenti prima di registrare. C'erano molte personalità in gioco, non solo le nostre. Ognuno con un passato musicale molto forte.
URLO : A riguardo dei pezzi come "Oh battagliero", definito da molti controcorrente, o "Tomorrow", apostrofato come irriverente, io non li ho trovati così innovativi, spregiudicati, irriverenti.
MZ : Sono stati prima di tutto dei grandi divertimenti per il gruppo. Non c'è un formato più bello e soddisfacente di un sette pollici, perché con una unica idea puoi fare un singolo. Abbiamo pensato: Vogliono un gruppo punkettone, bene registriamo un liscio. Vogliono durezza, bene facciamo un disco con Amanda Lear che è stata piena di controversie Inutile dirti che queste operazioni non hanno venduto niente.
URLO : Lì rapporto con la stampa come è stato?
MZ : Con i giornalisti ottimo e pessimo, siamo stati sommersi da valanghe di carta stampata scritta su di noi. Molto a sproposito, poco a proposito, abbiamo conosciuto grandi persone. Pessimo invece con la televisione, perché in tv devi essere personaggio a tutti i costi ed i CCCP non volevano essere personaggi. Non puoi dilungarti nel parlare, tutto è rigido.
URLO : Mi ricordo la vostra partecipazione al "Maurizio Costanzo Show".
MZ : Non c'è niente di peggio che il Maurizio Costanzo Show, non perché lui sia infame, o il programma sia infame, ma perché in situazioni del genere diventi un cretino. O sei nel gioco e stai al gioco, o sei costretto a guardarti attonito attorno a te. E' stata un'esperienza che ci ha turbato molto, mi ricordo che non ci siamo parlati per un paio di settimane.
URLO : Considerando l'importanza dei testi per i CCCP, non vi è mai balenata l'idea di registrare un disco con solo delle liriche recitate senza musica?
MZ : No, perché credo che in Italia manchi la musica non tanto i testi. Nel nostro paese ci sono tanti autori che sono in grado di scrivere delle liriche, mentre credo che non ci siano dei musicisti. Io non sono un musicista, per il semplice motivo che non so suonare la chitarra.
URLO : La musica vive d'immagini?
MZ : La musica per me è immagine. I CCCP erano immagini. Un buon paragone per i CCCP potrebbero essere i Pink Floyd, non certo a livello musicale perché siamo agli antipodi l'uno dell'altro, ma per la capacità di comunicare attraverso le immagini. L'immaginazione galoppa con la musica dei Floyd. Le canzoni dei CCCP non sono fini alla musica, ma a delle visioni. Noi non facevamo estetica per estetica, ma immagini prese dal cuore dell'ascoltatore che è uguale al nostro e rigettate in una canzone, o su un palco.
URLO : Adesso cosa farete?
MZ : Non lo so, io lavorerò in fabbrica per alcuni mesi. Ognuno dovrà risolvere i suoi problemi, non so se continueremo a suonare. Annarella sostiene che ciascuno di noi ha altre chance da giocare, vedremo. Ci hanno chiesto di suonare dal vivo, ma abbiamo rifiutato. A me piacerebbe scrivere, mi è sempre risultato più faticoso suonare che scrivere. La chitarra è uno strumento, non un prolungamento di me, come molti affermano della propria sei corde.
URLO : Allora è veramente finita?
MZ : Sì, i CCCP sono finiti. Adesso ognuno di noi è libero di fare quello che vuole, prima per esempio non potevo fare un disco di rock'n'roll perché ero un CCCP, non ero libero di realizzarlo, non avevo questa libertà. La libertà non è la garanzia che tu puoi fare tutto quello che vuoi, la libertà la possiedi se sei dentro ad un ambito di costrizione molto forte. Se invece sei libero allora non sai cosa fare, sei libero solo quando sei incanalato.
Febbraio 1992, una fredda sera d'inverno è il momento migliore per telefonare a Massimo Zamboni ed essere informato su quello che sta succedendo in quel di Reggio Emilia
URLO : Perché avete deciso di mettere in piedi "I Dischi Del Mulo"?
MZ : Quando i CCCP si sono sciolti non intendevamo continuare con la musica, poi dopo un po' di tempo abbiamo pensato che fosse stupido abbandonare. Dopo tanti anni che non ascoltavamo musica, ci siamo accorti che in giro ci sono delle bands valide, con un buon potenziale, l'unico problema è che bisogna aver voglia e costanza di lavorare. La scommessa iniziale sono stati gli Ustmamò, il gruppo più disperato che usciva dalle montagne reggiane, intendendo per disperso un ensemble che fa una musica dispersa, vivendo in una valle dispersa e con nessuna possibilità al mondo di suonare, neanche a Reggio Emilia. Abbiamo cominciato a pensare di poterli proporre anche all'estero, prima a Reggio Emilia, poi in Emilia, quindi in Italia ed infine, chissà, anche in Europa. Per gettarci nella mischia l'unica soluzione da adottare era creare un'etichetta, così è nata "l Dischi Del Mulo".
URLO : Il debutto degli Ustmamò però è stato prodotto da voi e poi venduto alla Virgin?
MZ : Sì, perché non volevamo aprire un discorso e poi chiuderlo subito dopo la partenza. La differenza tra gli anni ottanta, periodo durante il quale ci siamo mossi come CCCP, ed il 1992 è l'esistenza di un mercato che prima non c'era. Un mercato non formato da sciacalli di sinistra, o da avvoltoi alternativi, ma costituito da piccole etichette, piccoli distributori, che attraverso piccoli canali giungono ad un mercato parallelo, piccoli meccanismi che funzionano alla perfezione. Siamo molto soddisfatti di Helter Skelter (distributore del mix dei Disciplinatha n.d.a.), perché con loro esiste un buon rapporto manageriale. Abbiamo fatto delle proposte economiche, ricevendo delle controfferte, niente sotterfugi, ma tutto alla luce del sole.
URLO : Cosa ne pensi del fatto che all'uscita del 33 degli Ustmamò tutti i giornalisti abbiamo accentuato il fatto che i produttori erano i "defunti" CCCP?
MZ : E' giusto, era una carta che volevamo giocare, sia Giovanni che io abbiamo lavorato dieci anni prima di arrivare ai Dischi Del Mulo.
URLO : Però non c'è il rischio che chi odiava i CCCP adesso odi anche gli Ustmamò?
MZ : No, non credo. Morti i CCCP nessuno si sente in dovere di odiarli, al contrario tanti hanno cominciato ad amarli. Sono aumentate le persone che stimano i CCCP per il semplice fatto che la morte del gruppo li ha privati di qualcosa. La nostra scomparsa ha tolto l'imbarazzo che avevano, adesso si può tranquillamente ascoltare i vecchi dischi dei CCCP, senza essere additati. Questo effetto positivo credo che ricada anche sugli Ustmamò, l'effetto negativo è molto circoscritto.
URLO : Alcuni hanno scritto che gli Ustmamò sono una vostra creatura, presi, manipolati, digeriti.
MZ : Il gruppo esisteva già da parecchi anni ed hanno le loro idee ben salde. E' chiaro che una band al debutto è più facile da gestire. Considera che tutti gli arrangiamenti sono degli Ustmamò, mentre alcuni testi sono stati scritti da Giovanni perché i ragazzi avevano qualche difficoltà.
URLO : Dal vivo la longa mano dei CCCP ha agito?
MZ : No, assolutamente. Non volevamo dare un aspetto spettacolare al gruppo come per i CCCP. Abbiamo pensato, insieme a loro, che gli Ustmamò sono un buon gruppo, che sa suonare e quindi può reggere uno spettacolo semplicemente suonando. Magari tra un anno vedremo di rimpolpare il live, ma per il momento non ce n'è bisogno.
URLO : Poi siete passati dagli Ustmamò ai Disciplinatha.
MZ : Giovanni ed io pensiamo che tutti i gruppi che finora abbiamo prodotto siano nati dopo aver ascoltato i CCCP. Gli Ustmamò dopo averci sentito in un concerto sono andati dal sindaco del loro paese per avere una sala prove, i Disciplinatha ci hanno visti tante volte ed altrettante volte ci hanno maledetto per essere usciti prima di loro. Il grosso limite dei CCCP era la loro complessità, potevano passare dal liscio al punkettone e questo è stato un grosso ostacolo al nostro successo commerciale, eravamo troppo versatili. Negli Ustmamò e nei Disciplinatha non esistono queste complessità, ognuno di loro ha scelto una via ben precisa da percorrere. Gli Ustmamò sono il lato buono dei CCCP, i Disciplinatha il lato cattivo.
URLO : Disciplinatha è uscito marchiato "I Dischi Del Mulo", come mai?
MZ : Il disco dei Disciplinatha è troppo scomodo e spiacevole per le major, le radio non lo passano, le televisioni neppure, i giornali faticano a recensirlo, e poi nessuna major sa come venderlo.
URLO : Bisogna anche mettere sul piatto della bilancia che questa produzioni permettono l'utilizzo del vinile color rosa, dalla copertina serigrafata, ecc... Certo una major non è intenzionata a questi piccoli particolari. Queste sono vere e proprie libidini. I Disciplinatha non sono commerciali, non venderanno ventimila copie, o forse chissà, così puoi sfogarti perché non devi sottostare a fattori commerciali. Usi il vinile rosa che sai cigolerà, fai una copertina serigrafata, insomma ti sbizzarrisci. I Disciplinatha hanno realizzato un oggetto, puoi appenderlo anche al muro se vuoi, mentre gli Ustmamò hanno pubblicato un disco.
URLO : Il disco degli Ustmamò è nato e avrà una sua vita, il mix del Disclplinatha è atemporale.
MZ : Questo non lo so, dipende da come finiranno gli equilibri.
URLO : Tu e Giovanni vi rispecchiate nel mix dai Disciplinatha?
MZ : Sì, certamente, quando produciamo un disco lo dobbiamo sentire un po' anche nostro.
URLO : Ci sono state delle offerte per produrre altri gruppi?
MZ : Si, ci sono state, ne stiamo valutando una proprio adesso.
URLO : Altre situazioni che avete preso sott'occhio?
MZ : Ce ne sono un paio, ma non vorrei fare dei nomi. Sappi che sono della zona di Reggio Emilia.
URLO : La gente ha bisogno più dei Disciplinatha, o degli Ustmamò?
MZ : Di entrambi, anche se la platea cerca di essere coccolata, quindi vede con maggiore attenzione gli Ustmamò, o no?
URLO : Tra vent'anni dove e come sarai?
MZ : Spero ad una altitudine più alta di quella dove sono adesso. Vorrei essere sereno, un sereno critico.
Grazie a Marco Mataloni per il materiale.