A JA LJUBLJU SSSR
Socialismo e barbarie secondo i CCCP Fedeli alla Linea
di Alberto Campo
Dice un verso del nuovo lavoro discografico della banda di Reggio Emilia "Grande è la confusione sopra e sotto il cielo / osare l'impossibile (...) ci si può solo perdere".
Grande è stata certamente la confusione tra i loro estimatori all'annuncio del nuovo contratto discografico stipulato con la 'multinazionale' Virgin e non minor panico ha suscitato il singolo Oh Battagliero, che all'album stesso ha aperto la strada scandendo un provocatorio tre/quarti valzeristico. L'accordo con l'etichetta milanese si configura secondo uno schema articolato e impegnativo: non solo prevede scadenze lunghe e altri dischi, ma concerne pure la ristampa su larga scala di tutto il loro precedente catalogo discografico. Giriamo, così come ci immaginiamo che siano, dubbi e interrogativi a Giovanni Ferretti cantante e portavoce della pittoresca congrega teatral-musicale di Reggio Emilia..
"Il nostro rapporto con la casa discografica non è mutato sostanzialmente passando dall'Attack Punk alla Virgin, pur se riconosciamo la notevole diversità presente sul piano dell'organizzazione e la distribuzione dei nostri prodotti. Resta il fatto che noi realizziamo dischi e quando decidiamo di farne uno portiamo il 'master' e la copertina alla Virgin, che si occupa di stamparli e distribuirli, proprio com'era con l'Attack Punk. Non siamo, d'altra parte, mai stati legati ideologicamente al circuito indipendente".
Scopriamo quindi, esaminando i dettagli della nuova partnership, che - ad esempio - il discusso 45 giri ("Due canzoni e un proclama" come precisano loro) è stato "imposto" dai CCCP alla Virgin quale stravagante battesimo della collaborazione; dunque non tutto ciò che 'sembra' corrisponde a verità in questo eccentrico minuetto di segni e oggetti che il gruppo emiliano ha messo in moto: non attendetevi da loro conseguenze logiche e rispetto delle convenzioni, non è quello un buon modo per coglierne il segreto.
"Conforme a chi?
Conforme a cosa?
Conforme a quale strana cosa?"
(Per Me lo So)
L'organico si è allargato, con l'immissione in formazione di un secondo chitarrista proveniente dai "limitrofi" Raf Punk, e lo show estivo che i CCCP porteranno in giro per l'Italia (quindi l'Europa e poi ancora - forse - New York) già si annuncia forte di una nuova coreografia, il cui allestimento è stato affidato a una ditta che si occupa di attrezzature da circo. Profeti di una teatralità insieme ermetica e inquietante, strategicamente determinante quanto le angolose se lusinghe musicali, i CCCP hanno intitolato il loro nuovo spettacolo nello stesso modo in cui è stato chiamato il 33 giri appena edito. Socialismo e Barbarie, allora: sono queste le parole chiave. In che senso?, chiediamo a Giovanni. "Soro due termini secondo noi positivi, intendendo che ci piace h presenza nella società tanto di elementi di socialismo quanto di elementi di barbarie". In copertina il seminudo Fatur-artista-del-popolo-italiano (un tempo Frasquelo, ora ribattezzato col suo nome originale di derivazione montenegrina!) è impegnato a torturarsi con una tavola chiodata (la barbarie?), mentre sullo sfondo campeggia l'immagine sgranata di una catena di montaggio della Fiat di Togliattigrad (il socialismo?). Ma forse (socialismo e poi barbarie) potrebbe essere anche il contrario, ci suggerisce Giovanni. Occorre procedere oltre, ascoltare la musica, che nei loro 'proclama' è definita come "il calore che asciugherà il fango e ci farà ballare sul liscio". Vengano dunque le undici canzoni dell'album, per ciascuna delle quali abbiamo chiesto ragione a loro direttamente.
Rockerilla: Socialismo e Barbarie si apre con A Ja Ljublju SSSR, rivisitazione solenne del marziale inno sovietico...
Giovanni Lindo Ferretti: "Non avevamo mai fatto cover in passato, poiché pensavamo di saper interpretare solo ciò che scriviamo noi, ma con l'inno sovietico era un'altra storia. Non conoscevamo il testo, così io e Massimo (ndr: Zamboni, il chitarrista del nucleo originario) ne abbiamo confezionato uno che ci soddisfacesse. Ci siamo innanzitutto preoccupati di conservare l'emozione che ciascuno di noi prova ogni qual volta sentiamo le note di quell'inno".
R.: Si prosegue al gusto di Sessanta con l'esordio 'surfeggiante' di Per Me Lo So, che quasi immediatamente - tuttavia - assume le sembianze di un travolgente ritmo punk...
GLF: "E' una canzone recentissima, una delle tre/quattro che abbiamo composto appositamente per questo album, qualche giorno prima di entrare in studio. Il testo e la musica sono piuttosto semplici, intendevamo ottenere un surf che si trasformasse in rock'n'roll grezzo e vitale. Il risultato ci sembra buono".
R.: E' quindi la volta di Tu Menti, laddove cioè i CCCP si destreggiano con uno dei riff chitarristici più ovvi che abbiano mai adoperato...
GLF: "Questa invece è una canzone vecchissima, dello stesso periodo di Punk Islam e Live in Pankow. A quel tempo avevamo deciso di fare una canzone in omaggio ai Sex Pistols, poi capitò che cadde in disuso e infatti l'abbiamo suonata molto raramente dal vivo. Ha un testo ambiguo: contiene una serie di comandamenti a uso e abuso e delle nuove generazioni, mentre nel ritornello entrano invece in gioco storie più torbide. Attualmente si tratta della canzone preferita dalla maggioranza dei CCCP"
R.: E' il tempo del nuovo capitolo della loro odissea geografico-storico culturale: con grinta e ritmica caparbietà esplode Rozzemilia...
GLF: "Rappresenta la continuazione del discorso aperto con Emilia Paranoica: è un'ulteriore dichiarazione di perfido amore nei confronti della nostra terra. Ci avevano colpito le parole con cui l'arcivescovo di Bologna aveva parlato l'anno scorso dell'Emilia, luogo dl gente Sazia e Disperata (ndr vedi anche il proclama sulla copertina di Oh Battagliero). Ciò che pensiamo - diversamente dall'arcivescovo - è che non si tratta di una condizione negativa: è anzi un vanto che si possa sostenere che gli emiliani sono sazi, un vero piacere. La disperazione, se vuoi, è invece una qualità antropologica, come la paranoia di cui già abbiamo detto".
R.: I nervi si tendono il sangue viene pompato sempre più veloce, mentre il respiro diventa affannoso, i pensieri meno chiari. Sono gli Stati d'Agitazione...
GLF: 'E' un episodio classico ormai. Venne ideato per consentire a Frasquelo (ndr: a Fatur ci si deve evidentemente ancora fare l'abitudine) di esibirsi ed esibire le sue qualità. Siamo affezionatissimi a questa canzone, E' stata registrata rispettandone le caratteristiche peculiari: per primo abbiamo messo il respiro di Frasquelo e quindi sono stati aggiunti basso, batteria, chitarra e voce".
R.: La quiete dopo la tempesta? Sembrerebbe così quando s'insinuano con cadenze mistiche le prime note di Libera Me Domine...
GLF: "Sono i miei ricordi d'infanzia, rimasugli di educazione cattolica. L'abbiamo sperimentata l'altr'anno dal vivo. Creava confusione e piacere. Ciò che noi desideriamo che accada".
R.: Via subito con il secondo lato, la cui apertura è affidata a un titolo che non nasconde ambizioni didascaliche. Manifesto è autorevole fin dal piglio musicale con cui viene esposta..
GLF: "E' un'altra vecchia canzone dei CCCP, che abbiamo rivalutato e usato parecchio dal vivo durante il 1986. Fino ad allora non aveva trovato una sistemazione precisa, trattandosi di una sorta di elenco dei nostri buoni proponimenti. Si parla del Presidente Mao e di Ta-yung, un classico eroe popolare cinese, e altre cose impegnative di quel genere".
R.: Resta l'Estremo Oriente quale scenario dominante, e per di più c'è questa volta attinenza pure sul plano dell'estetica sonora. L'omaggio è per Hong Kong...
GLF: "Una canzone semplice, per natura e svolgimento: è il nostro augurio a quel piccolo pezzo di mondo restituito dalla Gran Bretagna alla Cina, che torna a casa tra mille problemi".
R.: Sura è come un 'mantra', lo sguardo rimane rivolto verso est...
GLF: "E' una specie di preghiera, la canzone che negli spettacoli dal vivo accompagna l'aspetto più pornografico della messinscena, E' un regalo che ci ha portato Ignazio (ndr: Orlando il bassista) quando ha cominciato a lavorare con noi".
R.: Ronzii e disturbi in frequenza, voci lontane parlano lingue incomprensibili: siamo sintonizzati su Radio Kabul. ..
GLF: "E' una canzone molto sofferta poiché esprime ciò che di peggio può succedere a un comunista dei giorni nostri: un popolo viene massacrato perché è barbaro, arretrato e si presta a giochi politici estranei ai suoi interessi. Il fatto è che sta dimostrando di volerci credere sino in fondo. Pensate, poi, che noi sosteniamo la causa dell'Islamismo e vi renderete conto di quale trauma nasconda Radio Kabul".
R.: Il sipario cala quando ancora l'Islam è al centro dell' attenzione: il testo è francese, cantato però senza curarsi granché della pronuncia...
GLF: "Inch'allah ça Va ci piace moltissimo, anche se si tratta di una canzone nuovissima messa insieme appena prima di entrare in sala. Ha origine nel viaggio che Fatur e Antonella hanno compiuto nei paesi arabi l'anno passato. Fatur tornò con questo ritornello che noi abbiamo sviluppato in seguito, aggiungendoci tra l'altro alcune strofe di Victor Hugo. E' stata concepita pensando a tutti gli immigrati arabi e africani che arrivano in Europa: il francese in cui viene cantata è lo stesso che parlano e conoscono loro. Siamo molto preoccupati del razzismo che circola oggi per l'Europa e volevamo farlo sapere: nei stiamo dalla parte degli arabi"
R.: E' tutto e - ascoltato il disco - non c'è bisogno d'altro. Ancora e sempre: lunga vita!
Grazie a Marco Mataloni per il materiale.