CCCP FEDELI ALLA LINEA
di Daniela Amenta
"Smettetela, dimenticate, sputate sulle rime, sulle arie, sul cespuglio di rose e sulle altre malinconie degli arsenali artistici... Servono forme nuove è il grido delle cose..." (Vladimir Majakovskij -1921).
Un disco come un viaggio. Visioni che incalzano, orizzonti che sfuggono. frasi di circostanza, volti che si sovrappongono. odori di ferrovia, di terre lontane, di gente.
CANZONI PREGHIERE DANZE DEL II MILLENNIO, nuova opera dei CCCP dilata i confini dell'immaginario del gruppo, arricchisce di spunti e contenuti il percorso della più controversa banda italica, suggerisce altri segnali, nuovi indizi per decifrare le peregrinazioni di Giovanni Ferretti e compagni. Si parte dall'Emilia, naturalmente, e si percorre la Germania dell'Est, alcuni tratti delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. uno scorcio di Palestina, un'estesa porzione di Oriente. Ma il punto d'arrivo, tra frammenti di memoria collettiva ed interpretazioni personali, i CCCP lo lasciano, ancora una volta, al vostro buon cuore...
MS : NELL'ALBUM SONO CONTENUTE TRE LETTERE INDIRIZZATE A BERLINGUER, PAOLO VI E MAURO ROSTAGNO. COSA ACCOMUNA QUESTI PERSONAGGI?
CCCP : Le lettere sono state scritte a delle persone che non ci sono più ma che, in modo molto diverso fra loro, hanno delimitato un grosso pezzo della nostra vita. La morte di questi personaggi ci ha offerto l'opportunità di riflettere sul decennio trascorso e su quanto oggi sta avvenendo. Il disco è dedicato allo sgretolamento dell'Europa e dei singoli individui che, in lungo e in largo, la percorrono. Ogni canzone è stata concepita in questo senso e la musica non è generica ma riflette molto profondamente il tema trattato. La chiave di lettura del 33 giri è, comunque, il frammento de "Il testamento del Capitano" in cui si narra la vicenda di un uomo che, forte di un'idea quasi sacrale del corpo umano offre, in occasione della sua morte, un pezzo di sé a vari destinatari. Ora noi viviamo in una situazione in cui, sebbene sezionati in tanti piccoli segmenti, non sappiamo bene a chi donarli, né cosa farne e neppure come mantenerli uniti.
MS : E SE, INVECE, VESTITI I PANNI DEL CAPITANO VI VENISSE IN MENTE DI DESTINARE A QUALCUNO IL VOSTRO CUORE, CHI GODREBBE DI TALE PRIVILEGIO?
CCCP : I CCCP hanno quattro cuori, poi, ne possiedono uno in comune che rappresenta qualcosa di più, perché è l'insieme delle nostre storie ma che non sempre risulta chiaramente. Questa volta, comunque, il muscolo che ci batte nel petto lo abbiamo offerto a Rostagno, Berlinguer ed al Papa.
MS : È UN DISCO DEDICATO ANCHE ALL'EUROPA DEI POPOLI?
CCCP : Sì, all'Europa dei popoli poveri, che sempre ci rimetteranno. E visto che si avvicina questo fatidico 1992, questa data cabalistica che, aiuto, chissà cosa ci prospetterà, allora questo lavoro vorrebbe rappresentare la nostra voglia di un continente che non sia delle merci, ma venga posseduto dai sentimenti. dalla gente viva, concreta.
MS : IL RAPPORTO CON LA DIVINITÀ È MOLTO EVIDENZIATO IN QUESTO PRODOTTO...
CCCP : L'elemento, per così dire "divino", era presente già in ORTODOSSIA. L'urlo "Allah è grande" del nostro primo disco non era contraddetto ma problematizzato dal seguito della frase... "Gheddafi è il suo profeta". In effetti l'impatto degli esordi dei CCCP era politico, sociale ma sussisteva anche l'affiato mistico che adesso ci è più chiaro e, dunque, traspare maggiormente. Lì rapporto con la divinità è cresciuto, si è arricchito di molti elementi.
Partendo dall'amore per la religiosità più disprezzata dall'Occidente, cioè il misticismo Islamico, siamo arrivati ad apprezzare anche il Cristianesimo cattolico. L'approccio, comunque, è assolutamente individuale, diverso per ogni componente dei CCCP.
MS : SVEGLIAMI. UNO DEI BRANI CONTENUTI NELL'ALBUM, HA COME SOTTOTITOLO PERIZIA PSICHIATRICA NAZIONALPOPOLARE. ORA, UNA PERIZIA PRESUPPONE ANCHE UNA DIAGNOSI. QUAL È IL GIUDIZIO "MEDICO" CHE FORMULATE SULL'ITALIA?
CCCP : Di certo la nazione non è paranoica. Paranoica è, semmai, l'Emilia Romagna ma il termine non è offensivo. Piuttosto ha un valore amichevole, è un insulto affettuoso. L'Italia assembla nei propri confini tante piccole repubbliche che non permettono, a causa delle differenze culturali, storiche e geografiche, di considerare il problema unitariamente. Abbiamo eseguito una perizia psichiatrica rispetto a quello che ci circonda, ma non possiamo fornire soluzioni.
Non vogliamo prescrivere né medicinali, né terapie al Paese. Questo non è il compito di una formazione musicale e noi non siamo un gruppo politico, noi non facciamo musica impegnata, noi non abbiamo da insegnare niente a nessuno. Possiamo, semplicemente, rimescolare i nostri sentimenti, la nostra emotività, le nostre voglie e presentarle per quello che sono. I CCCP non sanno bene cosa dire a se stessi: è, dunque. assai improbabile che spieghino ad altri ciò che devono o non devono fare. Per cui tutto quello che risulta dalla nostra perizia è un grido viscerale, di stomaco che dice "Svegliami!" o "Svegliati!"... non fa differenza. Si tratta di un invito che rivolgiamo a noi, non un consiglio per gli ascoltatori.
MS : PER LA PRIMA VOLTA NELLA VOSTRA CARRIERA AVETE SUONATO PER UNA CAUSA. È SUCCESSO A FIRENZE, DOPO LA NOTIZIA DELLA STRAGE DELLA TIEN AN MEN...
CCCP : Coscientemente, razionalmente, abbiamo sempre rifiutato cose del genere che ci sembrano false alla radice. Ma dopo esser venuti a conoscenza del massacro in Cina, ci siamo trovati in un clima di emotività totale, come se fosse morta una parte di noi. Suonare a Firenze ha avuto un valore rituale, per riuscire ad esprimere il dolore che provavamo e che, altrimenti, sarebbe rimasto muto, aggrovigliato tra rabbia e lacrime dentro di noi.
MS : ULTIMAMENTE SIETE STATI IN RUSSIA. APPUNTI DI VIAGGIO...
CCCP : Non ci eravamo mai recati da quelle parti. Ebbene, abbiamo avuto la conferma che tutto ciò che avevamo immaginato sulla Russia esiste, è vero. Noi siamo nati in Emilia Romagna e, non a caso, ci chiamiamo CCCP - Fedeli alla Linea. Esistono delle somiglianze sostanziali tra la nostra crescita culturale e quella dei Paesi dell'Est. Per un emiliano "serio" non è difficile comprendere Majakovskij, così come non è complesso capire la voglia, la bellezza, l'infamia ed anche il terrore della spinta a cambiare il mondo da parte del popolo sovietico. Avevamo scommessa, dal punto di vista del nostro immaginario, tutta una serie di cose e, sorpresa, abbiamo colto nel segno. Il nostro spettacolino è uguale a quello dei cabaret dell'Urss.
Avevamo azzeccato gli scenari, le stoffe e gli abiti di Antonella, che sono identici a quelli delle soubrette dei "Night" di Mosca con le loro scarpe inverosimili, i vestiti infami. Allora, tutto il male possibile sui Paesi dell'Est noi lo conosciamo già da tempo. Non ci meraviglia, non ci stupisce: sono dati di fatto. Suonare a Leningrado equivale ad esibirsi a Carpi... stessi ragazzotti intenti a farsi le canne, stesso impianto d'amplificazione penoso, stessa atmosfera da sagra di villaggio. Ma ripetiamo: il nostro nome è CCCP e, per quel che ci riguarda, anche il negativo della Russia possiede un fascino particolare, comparabile a quello che prova un turista davanti allo spettacolo magnifico della Piazza Rossa, dei marmi e dell'acciaio di un paese gigantesco, multirazziale e perduto in un sogno lontano...
Grazie a Marco Mataloni per il materiale.